di Luca Gualtieri
La Popolare di Sondrio rompe gli indugi e annuncia lo storico cambio di governance: da cooperativa a spa. La trasformazione, comunicata ieri mattina dall’istituto valtellinese, potrebbe avvenire nel corso dell’autunno visto che il termine ultimo è fissato alla fine dell’anno. La Popolare di Sondrio «porrà in essere i necessari adempimenti, nel rispetto di quanto previsto dalla legge e nei termini dalla stessa stabiliti», ha tagliato corto la nota di ieri, pubblicata solo un giorno dopo la sentenza del Consiglio di Stato. A oltre sei anni dalla legge varata dal governo Renzi e dopo un contenzioso finito davanti alla Corte Costituzionale e in sede europea, i giudici di Palazzo Spada hanno infatti confermato la legittimità della riforma delle banche popolari. In particolare la sentenza ha dato luce verde alle disposizioni con cui è stato prescritto un limite di attivo di 8 miliardi di euro, oltre il quale precludere l’utilizzo della forma giuridica della banca popolare e consentire lo svolgimento dell’attività bancaria con la forma della spa. Questa forma è stata infatti ritenuta dal Consiglio di Stato maggiormente coerente al modello di business degli operatori di maggiori dimensioni e funzionale ad assicurare la realizzazione degli obiettivi di rafforzamento patrimoniale degli istituti di credito. Il modello organizzativo della società per azioni inoltre è stato reputato idoneo e necessario per assicurare il celere reperimento di capitale sul mercato, anche con la finalità di prevenire crisi bancarie che, in ragione delle interconnessioni tra gli istituti, specie di grandi dimensioni, operanti in ambito non meramente locale, potrebbero produrre un effetto di contagio all’intero sistema. Non solo. Sono state dichiarate legittime le disposizioni che impongono limiti al rimborso delle azioni in caso di recesso. Questi rimborsi sono ritenuti ammissibili dal Consiglio di Stato soltanto se proporzionati, non potendo eccedere quanto necessario in ragione della situazione prudenziale della singola banca popolare.
In attesa del cambio di governance, sono giorni di novità importanti negli assetti di controllo della Popolare di Sondrio. Ieri per esempio Luca Frigerio, nuovo consigliere della banca, ha venduto quasi 108 mila azioni a un prezzo unitario di 4,08 euro. L’immobiliarista di Merate ha di fatto dimezzato la propria partecipazione, che era superiore allo 0,3%, per questioni di opportunità legate al suo ingresso nel cda. Frigerio ha infatti chiuso le sue posizioni verso la Popolare dopo aver fatto operazioni immobiliari a leva: in questo modo ha alleggerito gli affidamenti bancari e portato a casa un po’ di liquidità.
La novità principale però è rappresentata dal blitz di Unipol che, dopo gli acquisti della scorsa settimana, lunedì ha annunciato il superamento del 9% nel capitale nell’ambito di un reverse accelerated book building. Per superare il 10% servirà l’autorizzazione della Bce ma già così, dopo la trasformazione in spa, Unipol potrà condizionare governance e strategia. L’obiettivo? Secondo gli analisti di Equita, con UnipolSai diventato primo azionista, diventa probabile un deal con Bper, di cui Unipol è primo azionista con una quota del 19%. Nei giorni scorsi la popolare ha preso atto dell’investimento di Unipol «come segnale di fiducia. La banca è stata sempre aperta a partnership industriali che contribuiscano a far crescere l’istituto di credito e allo stesso tempo è determinata a preservare l’autonomia», ha dichiarato il direttore generale Pedranzini, interpellato da MF-Dowjones. (riproduzione riservata)
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