La riduzione del reddito disponibile causata dall’emergenza sanitaria è stata ampia
e assai eterogenea tra le famiglie.
Secondo i dati presentati da Bankitalia, la flessione tuttavia è stata nel complesso molto
minore di quella del PIL, grazie agli interventi di sostegno, in larga parte introdotti in
via straordinaria e temporanea che hanno anche contribuito a contrastare l’aumento
della disuguaglianza della distribuzione del reddito da lavoro.
Nel 2020 il reddito disponibile delle famiglie consumatrici, valutato a prezzi
correnti, è diminuito del 2,8 per cento (-2,6 in termini reali; tav. 5.1), molto meno
del PIL; ha contribuito ad attenuare la flessione il deciso aumento dei trasferimenti
(10,8 per cento), che ha sostenuto il reddito in misura valutabile attorno ai 4 punti
percentuali (cfr. Bollettino economico, 2, 2021). È stato più accentuato il calo della
componente da lavoro dipendente (-6,9 per cento) e di quella da lavoro autonomo
(-12,2 per cento).
Sulla base delle informazioni tratte dall’Indagine straordinaria sulle famiglie italiane
condotta dalla Banca d’Italia nello scorso novembre, circa un terzo delle famiglie
nel 2020 ha subito una riduzione del reddito. La quota è stata più elevata per i nuclei con componenti minorenni e per quelli la cui persona di riferimento abbia almeno una delle seguenti caratteristiche: origine straniera, età non superiore a 64 anni, titolo di istruzione inferiore a quello terziario.
Da marzo del 2020 il ricorso agli ammortizzatori sociali è stato intenso. Gli strumenti di sostegno al reddito dei lavoratori, che sono stati rafforzati ed estesi a categorie precedentemente non coperte, sono stati indispensabili per contenere l’impatto della crisi sulla disuguaglianza della distribuzione dei redditi da lavoro, potenzialmente molto ampio.
Secondo le stime di Bankitalia, tra marzo del 2020 e aprile del 2021 oltre il 40 per cento dei nuclei familiari ha avuto accesso ad almeno una for a di sostegno al reddito per i lavoratori (trattamenti di integrazione salariale, indennità per disoccupati e per lavoratori autonomi o liberi professionisti, altri bonus) o per le famiglie (RdC, REM, bonus baby-sitter); tra questi, circa un terzo dichiara di avere usufruito di due o più misure.
La contrazione dei consumi ha riflesso il calo del reddito disponibile, ma anche un aumento molto rilevante della propensione al risparmio. Ad esso hanno contribuito sia la riduzione delle spese da parte delle famiglie, indotta dai timori di contagio e dalle misure restrittive sul commercio adottate per contrastare la diffusione del virus, sia un movente precauzionale di ordine economico in un contesto di forte incertezza sulle prospettive per i redditi e per l’occupazione. Nella media del 2020 la propensione al risparmio si è collocata sui livelli massimi degli ultimi vent’anni. Nelle valutazioni delle famiglie, solo un terzo del risparmio accantonato nel 2020 sarà consumato nell’anno in corso.
La pandemia ha accelerato la diffusione degli strumenti di pagamento alternativi al contante e ha modificato le preferenze delle famiglie nel mercato immobiliare, aumentando la richiesta di alloggi più grandi, dotati di terrazzi o giardini.
Nelle ultime indagini della Banca d’Italia le aspettative delle famiglie sono diventate leggermente più favorevoli. La maggioranza si attende che il reddito non si ridurrà nel complesso del 2021; risultano più pessimisti i nuclei familiari che versavano in difficoltà economiche già prima della pandemia.
Secondo gli indicatori al momento disponibili, i consumi si sono stabilizzati nei primi mesi del 2021 su livelli ancora inferiori a quelli precedenti la pandemia, con un recupero marcato per i beni, mentre la domanda di servizi è ancora debole soprattutto nel comparto alberghiero e della ristorazione.