di Luca Gualtieri
Il blitz di Unipol sulla Popolare di Sondrio può imprimere un’accelerazione a quel consolidamento bancario che il mercato italiano si attende da tempo. Mentre Bologna si avvicinerà al 10% dell’istituto valtellinese, novità significative potrebbero arrivare da un’altra realtà, Carige. Nei mesi scorsi il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi ha messo sul mercato il suo 80% e gli advisor finanziari Kpmg e Deutsche Bank sono al lavoro per individuare un compratore. Se ad aprile si è svolta la fase di pre-marketing, entro il mese di giugno sono attesi gli info memorandum e l’apertura della data room. Al momento il Fitd non ha ancora in mano manifestazioni di interesse ma, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, il dossier può finire nel radar di alcuni fondi di investimento già attivi sul mercato italiano. I nomi sarebbero quelli di Apollo Global Management (che conosce bene la cassa genovese), Centerbridge e Bain, che nelle prossime settimane potrebbero avviare un esame approfondito. Vale peraltro la pena ricordare che Apollo è anche l’unico soggetto nella data room aperta da Mediobanca e Credit Suisse per la privatizzazione del Montepaschi.
Per il momento le banche contattate dagli advisor non si sono sbilanciate e preferiscono restare alla finestra. Non si può escludere però che qualche istituto scelga di rompere gli indugi a cavallo dell’estate. Anche perché il decreto Sostegni bis prevede che la conversione delle Dta (deferred tax asset) in crediti fiscali scatti solo per le integrazioni approvate dai rispettivi consigli di amministrazione entro fine anno. Pur con il tetto al 2%, in caso di nozze per Carige il bonus fiscale varrebbe 1,3 miliardi e potrebbe fare la differenza per l’eventuale partner. Il tempo però stringe. Chi potrebbe essere il cavaliere bianco? I due candidati sui quali il mercato sembra scommettere da tempo sono Bper e il Crédit Agricole. Da un lato già nel 2018 Bper aveva esaminato con attenzione il dossier e tra qualche settimana sarà guidata da un banchiere come Piero Montani che di Carige è stato amministratore delegato al fianco di Cesare Castelbarco Albani. Circola anche il nome dell’Agricole, anche se quest’ultimo ha appena condotto in porto con successo l’opa sul Credito Valtellinese. Non è un mistero però che la banque verte continui a guardare con interesse al mercato italiano e che potrebbe ragionare su ulteriori operazioni straordinarie.
Un altro possibile interlocutore è il Credito Emiliano, che ha appena chiuso l’acquisizione della Cassa di Risparmio di Cento (la scorsa settimana è stata annunciata la fusione dell’istituto) ma vuole crescere ancora anche con acquisizioni mirate. Di certo, dopo il passo indietro di Cassa Centrale, il Fitd vuole chiudere quanto prima la partita. Con il salvataggio messo in atto a fine 2019 il gruppo trentino era entrato nel capitale della banca da socio industriale con una quota dell’8,34%. La partecipazione avrebbe però potuto balzare all’88% nel caso in cui fosse stata esercitata l’opzione di acquisto sui titoli oggi in pancia al Fitd. Il confronto tra i due azionisti si è aperto alla fine dell’anno scorso ma è finito in breve tempo su un binario morto. A metà marzo Ccb ha cosi ufficializzato al board del Fitd il passo indietro con la «aleatorietà della pandemia sul mercato, la sua imprevedibile evoluzione e i rischi connessi a questo eccezionale scenario». Dopo gli sforzi profusi negli anni scorsi per mettere in sicurezza gli anelli fragili del sistema bancario è più che comprensibile che il Fitd non voglia restare col cerino in mano. Ma il compratore manca ancora all’appello. (riproduzione riservata)
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