Generali ha aperto a Bruxelles un ufficio di rappresentanza incaricato di seguire le attività delle istituzioni dell’Unione Europea, per rafforzare le attività di public affairs comunitarie. In particolare, si legge in una nota, il Gruppo si pone l’obiettivo di rappresentare al meglio le esigenze di business ed esercitare un ruolo di cittadinanza d’impresa sempre più attivo, per dare un contributo alla ripresa sostenibile e al Green Deal europeo.
Per contribuire al rilancio dell’economia europea in un’ottica di sostenibilità, in occasione del 190° anniversario dalla fondazione Generali ha presentato il programma di investimenti “Fenice 190”, piano che prevede di investire un totale di 3,5 miliardi di euro nel corso di cinque anni attraverso una serie di fondi indirizzati a infrastrutture, innovazione e digitalizzazione, PMI, abitabilità green, strutture sanitarie e istruzione. Nel 2020 è già stato movimentato un miliardo di euro.
Il settore assicurativo può inoltre aiutare nella gestione dei rischi quando si verificano crisi impreviste come il COVID-19, trasferendo fondi a individui e imprese e supportando la ripresa economica allocando capitale in investimenti infrastrutturali e progetti sostenibili. Da qui la proposta di Philippe Donnet per un fondo pandemico internazionale (Pandemic Risk Pool) a più livelli, che riunisca istituzioni europee, Stati membri e le principali
compagnie di assicurazione e riassicurazione per creare forme di partenariato pubblico-privato e futuri meccanismi di protezione dai rischi.
Inoltre, gli assicuratori possono sostenere l’ambizione dell’UE di fare dell’Europa il primo continente climaticamente neutro. A tal fine, è fondamentale garantire il giusto contesto legislativo in grado di stimolare gli investimenti in progetti sostenibili a lungo termine. La Direttiva Solvency II – attualmente in corso di revisione – è uno strumento chiave per liberare capitali e indirizzarli verso progetti in linea con l’agenda politica della
Commissione come il Green Deal, l’Unione dei mercati di capitali e, più in generale, gli investimenti a lungo termine che possono supportare la ripresa economica.
Nell’ambito di Solvency II, Philippe Donnet ha elaborato una proposta per trattare i “Green Bond” come una classe di attivi a sé stante, alla luce della loro diversa natura e dei rischi più bassi rispetto ad altre tipologie di obbligazioni. L’idea è di considerare separatamente gli investimenti in obbligazioni green a lungo termine, con requisiti di capitale decrescenti per periodi di detenzione più lunghi.