Grazie anche all’arrivo di Draghi il Paese sta migliorando in termini di crescita e di reputazione sui mercati. Le banche? Devono aggregarsi. Intesa l’ha già fatto e resterà leader. Parla il ceo Messina
di Geoff Cutmore e Karen Tso
Domanda. Dottor Messina, quello che ho trovato molto interessante è come lei ha parlato del costo del rischio adesso. Ha una linea molto chiara su come le svalutazioni si evolveranno nel corso dell’anno. Perché questa fiducia sugli accantomenti per crediti deteriorati?
Risposta. Bisogna considerare che in Italia c’è molto denaro depositato nelle banche di clienti corporate ma anche dai clienti retail. La situazione in Italia è assolutamente in linea con la ripresa del Pil di più del 4%. Sia l’ammontare di depositi corporate sia quello dei clienti retail sono aumentati significativamente, quindi c’è molta liquidità che può essere usata dalle società in caso di necessità. Le situazione problematiche sono solo il 2% delle moratorie che abbiamo: abbiamo ancora 20 miliardi di moratorie e solo il 2% riguardano clienti di settori molto vulnerabili. Quindi sono molto fiducioso sulla situazione del Paese.
D. Ci dica di più sulla conversazione sullo smaltimento del portafoglio di bad loans, al momento è di circa 1,1 miliardi di euro. Ma con il miglioramento dell’economia c’è qualche possibilità che alcuni di questi crediti miglioreranno e avere l’opportunità di alzare il prezzo su questo pacchetto?
R. Si c’è questa possibilità. Bisogna considerare che alla fine del 2020 abbiamo fatto un deleveraging importante, arrivando quindi a un totale di NPL netto ora è di 10 miliardi di euro, avevamo circa 40 miliardi all’inizio della crisi, e oggi i prezzi stanno migliorando con la ripresa economica in italia, quindi credo che sia possibile avere anche qualche ritorno. La situazione è positiva e la prova è l’incremento delle commissioni e del wealth management che abbiamo registrato nell’ultimo trimestre. Quindi, ci sono segnali di una situazione positiva per il 2021
D. Nel vostro documento si parla di essere un acceleratore di crescita in Italia per i privati ma anche per i business. Che tipo di attività state vedendo nei prestiti, garanzie, leasing e factoring in particolare dato che molte imprese ora si stanno attrezzando ad una domanda imprevedibile. Quando parlate di supporto all’economia italiana quanto è attiva la parte business?
R. Il punto è che in Italia costruction e production non si sono fermati durante la pandemia e sono una parte significativa dell’economia del Paese. Allo stesso tempo lockdown leggeri hanno consentito a molte societá di continuare a lavorare. La mia attesa è che ci siano settori come il turismo che sono colpiti, ma alla fine quest’estate ci sará una ripresa, anche perchè il Governo ha fatto il giusto lavoro e noi siamo pronti a sostenere il Next Generation Ue con più di 400 milioni di euro. Dunque sono fiducioso che l’Italia possa veramente diventare un Paese in cui il Pil possa crescere in modo significativo. Le nostre attese sono per un 4% quest’anno, ma anche nel medio termine ci potrebbe essere una crescita tra l’1% e il 2% che per l’Italia è una buona crescita.
D. Il regime di costo è stato straordinario, il che aiuta con la leva operativa. È un momento in cui vediamo l’Italia e altri paesi rimbalzare e iniziare a prendere un po’ di fiato. Forse è il momento di investire un po’ di più?
R. Bisogna ricordare che noi abbiamo fatto molti investimenti, perché su base annua noi investiamo circa 2 milardi in termini di capital budget, ma siamo in grado di ridurre i costi e di finanziare gli investimenti. Investiamo molto nel digitale e nel fintech perché questo è il futuro, ma non dimentichiamo che 2 miliardi di capital budget all’anno è una grande somma e continueremo a finanziare la crescita. Ma allo stesso tempo, la riduzione dei costi che abbiamo già assorbito con l’integrazione di Ubi e con l’ammontare delle integration charges che abbiamo già messo a bilancio nel 2020, ci permette di avere una significativa riduzione dei costi anche nei prossimi anni, tenendo conto di un significativo ammontare di investimenti in crescita.
D. Per molti anni abbiamo parlato della connessione tra le banche italiane e il mercato. Abbiamo visto un calo dei tassi dei bond con l’arrivo di Mario Draghi, anche se i tassi sembrano essere schizzati dall’inizio dell’anno. Qual è secondo lei l’effetto di Mario Draghi sui tassi e quale influenza può ancora avere?
R. Mario Draghi certamente ha una reputazione e l’impatto di Mario Draghi in termini di spread Btp/Bund è molto importante per un Paese come l’Italia, ma è importante anche nel senso che lui può rassicurare e realizzare il Next Generation Eu Plan, che è la base per avere una stabilizzazione dello spread Btp/Bund. Se l’Italia può crescere del 5% quest’anno e poi nel futuro aumentare il potenziale di crescita, questo tipo di situazione di spread in confronto con altri Paesi, che è anche uno spread di investimenti (perché la maggior parte dei driver sono legati all’ammontare degli investimenti realizzati in Italia rispetto ad altri Paesi) sará risolta. Penso che sia una cosa strutturale nell’atteggiamento degli investitori e allo stesso tempo dobbiamo limitare la concentrazione, e Intesa Sanpaolo ha limitato la concentrazione con una forte riduzione nel passato dei titoli governativi italiani. La concentrazione è una questione che dobbiamo considerare, ma allo stesso tempo il Paese è in una fase assolutamente diversa con Draghi e anche l’atteggiamento dell’Europa verso l’Italia.
D. Con la situazione delle banche in Italia e con l’arrivo di Andrea Orcel a Unicredit dobbiamo aspettarci più consolidamenti nel mercato italiano? E questo come incide sul vostro market share?
R. Data la quota di mercato di Intesa Sanpaolo nel nostro Paese è chiaro che in Italia siamo e resteremo leader per definizione. L’Italia ha bisogno di avere concentrazione, ha bisogno di avere almeno altri due player che abbiano una buona quota di mercato, perchè è il futuro avere concentrazione. Credo dunque che nel prossimo anno, dunque nell’ambito di 12 mesi, ci potrebbe essere un certo M&A deal nel Paese. Il futuro del Paese è entrare in un’altra stagione di merger. Noi abbiamo fatto la mossa giusta al momento giusto; Ubi era la miglior banca in Italia dopo Intesa Sanpaolo, quindi abbiamo messo insieme le due migliori della classe. Ora tutti gli altri devono creare le giuste condizioni per il futuro. (riproduzione riservata)
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