Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
Non si ferma il trend del risparmio gestito, con un mese di marzo ancora una volta positivo sul versante della raccolta, in un contesto in cui la gran mole di liquidità a disposizione dei risparmiatori e l’andamento robusto dei mercati stanno facendo crescere l’appeal delle soluzioni d’investimento. Nel complesso l’industria, secondo i consueti dati trasmessi da Assogestioni, ha messo a segno nel terzo mese afflussi per 8,95 miliardi di euro, in crescita marcata rispetto ai 2,1 miliardi registrati in febbraio.
Consob e Banca d’Italia vanno all’attacco del bitcoin. In una nota congiunta le due istituzioni ieri hanno richiamato l’attenzione della collettività, in particolare dei piccoli risparmiatori, sulla rischiosità connessa alle cripto-attività, che possono comportare «la perdita integrale delle somme di denaro utilizzato». Una presa di posizione forte, che fa seguito ad analoghe iniziative già prese in passato, nella speranza che presto si possa definire un quadro regolamentare comune in ambito europeo. A far drizzare le antenne a Bankitalia e Consob c’è l’interesse crescente riscontrato sul mercato verso i cripto-asset, «come per esempio il bitcoin», si legge nella nota, che cita per l’appunto la più celebre delle divise digitali.
Su Eltif e Pir serve un cambio di paradigma: il dato della raccolta non è l’unico che conta. Tutt’altro. Una visione espressa, tra gli altri, da Simone Bini Smaghi, vicedirettore generale e responsabile direzione commerciale di Arca, durante l’evento Pir, Eltif & C… Quanta benzina arriverà per le pmi, panel nell’ambito della terza giornata della rassegna MilanoCapitali 2021 di Class Editori. «La verità è che si deve porre l’accento sui risultati per i clienti, che sono stati positivi: investire in pmi, quotate e non, rende», ha detto il manager. Questo è tanto più vero se si considera che il momento attuale è propizio: «La massa di liquidità presente nei conti correnti», ha sottolineato Francesco De Astis, responsabile italian equity di Eurizon, «dovrà essere messa al lavoro nella ricerca di rendimenti», aggiungendo a questo fattore «la fiducia portata dall’insediamento di Draghi e dal rimbalzo dei mercati». Eppure, la raccolta di fondi di tipo Pir risulta ancora negativa: per De Astis le ragioni vanno ricercate «nel fatto che il legislatore ha pensato questi prodotti per un pubblico retail, quello più colpito dalle incertezze pandemiche».
Le frizioni sempre più esplicite nella governance delle Generali sono sotto la lente del mercato. Non solo perché la compagnia è oggi una delle maggiori società italiane per capitalizzazione ma anche perché, almeno sulla carta, è anche una delle maggiori public company di piazza Affari. Se infatti i soci storici blindano meno del 30%, il resto delle azioni è polverizzato tra una pluralità di azionisti che nel 2022 saranno chiamati a votare il nuovo cda. Qualunque novità in termini di governance o di strategia dovrà insomma fare i conti con questa complessa platea. In questo nuovo contesto sarà interessante vedere come si dipanerà lo scontro tra i soci. Non presentandosi all’assemblea di oggi Caltagirone (che della scelta avrebbe informato con una telefonata il presidente Gabriele Galateri) ha certamente mandato un messaggio forte al management e al mercato. Quale sarà la prossima mossa?
Niente dichiarazioni pungenti rilasciate ai giornalisti a margine dell’assembela Generali che oggi si terrà da Trieste via web. Ma il vice presidente vicario Francesco Gaetano Caltagirone ha trovato comunque il modo di fare molto rumore anche senza parlare, decidendo, con un atto tanto simbolico quanto clamoroso, di non depositare il suo 5% di azioni in vista dell’assise chiamata ad approvare il bilancio 2020 della compagnia triestina. L’imprenditore ha già di fatto dato il suo via libera ai conti del gruppo, in quanto membro del consiglio di amministrazione, ma la sua scelta di non partecipare all’assemblea è l’ennesima riprova di una frattura in atto già da mesi tra gli azionisti, con un segnale chiaro inviato alla compagnia guidata dal ceo Philippe Donnet ma anche e forse soprattutto a Mediobanca (si veda MF-Milano Finanza del 17 aprile). Un malcontento che ha trovato spesso le posizioni di Caltagirone allinenate a quelle di Leonardo Del Vecchio, che di Generali detiene poco meno del 5% e che è arrivato al 13,2% di Mediobanca, con quest’ultima che a cascata controlla il 13% del Leone. La prima spaccatura c’è stata a metà dello scorso anno, con l’operazione che ha portato Generali a rilevare il 24,4% di Cattolica.
- Generali, assente Caltagirone
Francesco Gaetano Caltagirone non sarà presente, in qualità di socio, all’assemblea di Generali in programma oggi a Trieste in videoconferenza. Caltagirone, secondo quanto riferito all’agenzia MF-DowJones da fonti finanziarie, non ha depositato le azioni entro la scadenza prevista. L’imprenditore romano è vicepresidente vicario del Leone e secondo socio con una quota superiore al 5%. La mossa di Caltagirone rappresenta un punto di rottura dopo le tensioni tra i soci iniziate nel 2019 con l’ingresso del patron di Luxottica, Leonardo Del Vecchio, nel capitale di Mediobanca, con l’autorizzazione ad arrivare fino al 20%. Del Vecchio ha depositato le sue azioni per partecipare all’assemblea del Leone. Lo scontro all’interno di Generali riguarderebbe alcuni soci e il management, in particolare le scelte dell’a.d. Philippe Donnet. Del Vecchio aveva assicurato che, fino a quando i numeri della compagnia sarebbero stati positivi, la dirigenza non avrebbe avuto nulla da temere. Ma le divergenze di opinioni tra i soci e la guida operativa del Leone sono state costanti negli ultimi due anni e hanno riguardato quasi tutte le operazioni straordinarie
- Generali, è scontro Caltagirone-Mediobanca
Francesco Gaetano Caltagirone, secondo socio di Generali con il 5,63%, non ha depositato le azioni in vista dell’assemblea del Leone che si terrà oggi, e non parteciperà ai lavori online. Interverrà invece al consiglio dopo l’assise. Una decisione che segnala in modo senza precedenti uno strappo. E che coglie di sorpresa, ma solo in parte. Sorprende perché lo stesso Caltagirone, che di Generali è vicepresidente vicario, non voterà così sull’ordine del giorno, quindi sul bilancio 2020, che pure aveva approvato in consiglio. Ma si tratta di un segnale che arriva dopo manifestazioni di dissenso, anche pubbliche. E dopo che lo stesso Caltagirone ha acquistato l’1% di Mediobanca, primo azionista di Generali con il 13%. Acquisto che segue quelli di Leonardo Del Vecchio, socio di Generali con circa il 5% e di Mediobanca con il 13,2% con facoltà di salire al 20%.
- FinecoBank, utile in rialzo del 19%
FinecoBank punta a migliorare i risultati del 2020, archiviati con un utile di 324,5 milioni di euro, +19,2% rispetto al 2019. «Siamo ottimisti sulla possibilità di aumentare i nostri risultati rispetto al 2020» ha spiegato ieri l’amministratore delegato Alessandro Foti
- UnipolSai, transazione Ligresti
UnipolSai chiude le azioni di responsabilità del 2013 e del 2014 nei confronti dei membri della famiglia Ligresti. L’intesa porterà nelle casse Unipol 42,2 milioni.
- Generali, Del Vecchio e Benetton in manovra dopo Caltagirone
Il giorno dopo lo strappo di Francesco Gaetano Caltagirone in Generali, anticipato da Repubblica , le grandi famiglie del capitalismo italiano socie della compagnia si muovono – anche se in ordine sparso – per avere più peso. Oggi, come scritto, l’imprenditore romano sarà presente all’assemblea di Generali solo come consigliere e vicepresidente, ma senza aver apportato il suo 5,6% del capitale all’assemblea: da azionista non voterà quindi per l’approvazione del bilancio. Una mossa di plateale dissenso che, secondo fonti a lui vicine è diretta principalmente a contestare il ruolo di Mediobanca e il potere – giudicato eccessivo – che l’istituto esercita sulla compagnia con il suo 13% scarso del capitale. Nella sfiducia che di fatto Caltagirone esprime finisce però anche l’amministratore delegato della compagnia, Philippe Donnet, sottoposto – nonostante i buoni risultati di bilancio che consegue da tempo – a una vera doccia scozzese da parte dell’impenditore romano: da consigliere ha approvato i due piani industriali presentati dall’ad e tutti i bilanci annuali ma poi – specie nell’ultimo anno – non ha mancato di manifestare il suo dissenso in cda. Ma Caltagirone si muove da solo o può contare su un largo consenso tra altri grandi soci diversi da Mediobanca? Sondando tra gli azionisti affiorano alcune insoddisfazioni per l’andamento della compagnia, anche se il fronte non è compatto. Leonardo Del Vecchio, che con la sua Delfin ha poco meno del 5% di Generali, ma è anche il primo socio di Mediobanca con il 13% e la possibilità di salire fino al 20%, non pare condividere le modalità dello scontro. «Si possono avere a volte idee diverse – ha confidato ai suoi – ma non faccio mai mancare il mio supporto al management».
- Dal risparmio privato può arrivare il capitale per irrobustire le Pmi
- Scor penalizzata dalla terza ondata di Covid negli USA
Al primo trimestre l’impatto della pandemia sull’attività di riassicurazione vita del gruppo francese è stato di 162 mln di euro, trainata dalla mortalità negli USA (145 mln). Per il resto l’evoluzione dei sinistri è conforme alle previsioni
- Munich Re cerca di serrare i ranghi con i governi