Per l’Ivass nel 2020 sono aumentati i portali assicurativi fraudolenti: ecco come difendersi
I cattivi indizi: siti incompleti, pagamenti non tracciabili
Pagina a cura di Irene Greguoli Venini
Il web è sempre più utilizzato per cercare, confrontare e stipulare polizze. Occorre però fare attenzione alle possibili frodi, dal momento che stanno aumentando le truffe assicurative online. Per evitare brutte sorprese bisogna, per esempio, diffidare dei siti particolarmente scarni o incompleti, che richiedono documenti attraverso sistemi di messaggistica istantanea e pagamenti non tracciabili, e se si hanno dubbi è utile consultare le risorse messe a disposizione da Ivass (Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni) che includono gli elenchi delle imprese e degli intermediari regolarmente autorizzati e quelli dei siti fraudolenti.
I siti irregolari. Le truffe assicurative online in Italia continuano ad aumentare. Ivass ha reso noto che i siti fraudolenti segnalati e bloccati sono stati 241 nel corso del 2020 (+43,5% rispetto all’anno precedente); nel 2017 erano 50 portali, 103 nel 2018 (quindi più del doppio), per arrivare a 168 nel 2019 (+63%).
Come funzionano le frodi. Il portale di comparazione assicurativa Segugio.it ha svolto un’indagine per capire la dinamica prevalente di queste truffe.
Dall’analisi emerge che i truffatori realizzano uno o più siti internet, che sono estremamente scarni, ovvero costituiti da poche pagine (spesso solo la pagina principale e una pagina di contatto); talvolta richiamano il nome, il logo, le immagini o altri elementi distintivi di operatori assicurativi noti al grande pubblico (siano essi compagnie di assicurazioni o intermediari o comparatori) e i canali di contatto offerti sono in genere un numero di telefono cellulare (spesso con un invito a utilizzare un sistema di messaggistica veloce), un indirizzo email fornito da un provider di posta gratuito e, più raramente, un numero di telefono fisso (che però spesso non è in funzione). Inoltre, nella pagina principale si fa spesso riferimento a polizze temporanee e direttamente nella homepage vengono richiesti i dati personali e di contatto dell’utente (come nome e cognome, data nascita, telefono, email), la targa del mezzo se si tratta di una polizza auto e volte anche la marca e il modello, la data di decorrenza della polizza o altri dati.
Siti di questo tipo, di recente realizzazione e privi di credibilità e contenuti, sarebbero irraggiungibili e non dannosi per i consumatori, visto che i motori di ricerca basano i propri criteri di ordinamento sulla reputazione del sito stesso e li elencherebbero quindi, nella migliore delle ipotesi, dopo centinaia di risultati di ricerca più credibili. I truffatori però acquistano sui motori di ricerca spazi pubblicitari, che si posizionano nelle prime posizioni, scavalcando i risultati non a pagamento di operatori autorevoli che operano legalmente nel settore: in questo modo cercando una determinata compagnia assicurativa il motore di ricerca mostra i risultati con le prime posizioni (tipicamente identificate dalla scritta «Annuncio») occupate da messaggi pubblicitari fra i quali anche quelli dei truffatori.
Una volta finito sul sito del truffatore e forniti i propri dati, il consumatore viene contattato dall’impostore, solitamente da un numero di cellulare o mediante un servizio di messaggistica, che si spaccia per un consulente telefonico o un intermediario della compagnia. Attraverso la targa e altri dati forniti dal cliente, il truffatore è inoltre in grado, accedendo a varie banche dati o a fonti pubbliche, di avere un’idea indicativa del prezzo che l’assicurato dovrebbe pagare e, conseguentemente, di proporre al consumatore un plausibile prezzo scontato, molto invitante ma non al punto di insospettirlo. Gli eventuali documenti vengono in genere richiesti con un sistema di messaggistica e, sempre utilizzando lo stesso canale, viene fornito il preventivo, gli estremi di pagamento, spesso riferiti a sistemi non tracciabili come le carte ricaricabili, e infine la polizza contraffatta. Quando il consumatore si rende conto di essere stato ingannato, per esempio in caso di sinistro o di controllo delle forze dell’ordine, sporge denuncia e, dopo le indagini del caso, il sito viene incluso nell’elenco dei siti fraudolenti e bloccato.
I consigli per tutelarsi. Per evitare di incappare in queste truffe, Segugio.it consiglia di diffidare dei siti che forniscono come contatto un numero di cellulare o che invitano a usare un sistema di messaggistica veloce, perché un operatore assicurativo professionale non propone a un cliente di contattarlo su un cellulare in prima battuta, né tantomeno su Whatsapp o Telegram. È meglio anche fare attenzione ai siti che usano una email fornita da un provider gratuito (un’azienda di medie grandi dimensioni usa infatti un proprio dominio di mail che può controllare e gestire) e ai portali che sono composti da poche pagine, privi di sezioni dedicate alla privacy e alle condizioni di utilizzo, che propongono polizze temporanee, che chiedono nella pagina principale i dati di contatto dell’utente.
Se si hanno dubbi conviene fare una nuova ricerca, possibilmente individuando il primo link non identificato come «Annuncio» e comunque evitare di usare sistemi di messaggistica per mandare o ricevere documenti o preventivi, e di effettuare pagamenti a favore di carte di credito ricaricabili o con altre modalità non tracciabili.
Tra i consigli di Ivass c’è inoltre di controllare, prima del pagamento del premio, che i preventivi e i contratti siano riferibili a imprese e intermediari regolarmente autorizzati, consultando sul sito www.ivass.it gli elenchi delle imprese italiane ed estere ammesse ad operare in Italia, il registro unico degli intermediari assicurativi e l’elenco degli intermediari dell’Unione europea, l’elenco degli avvisi relativi ai casi di contraffazione, società non autorizzate e siti internet non conformi alla disciplina sull’intermediazione. Occorre controllare se le informazioni che sono state fornite coincidono con quelle pubblicate negli albi di Ivass, e verificare i dati riportati nella polizza, inclusi le intestazioni e i piè di pagina, facendo attenzione anche alle piccole differenze: anche se possono sembrare errori materiali, potrebbe trattarsi di un caso di contraffazione, visto che a volte gli operatori abusivi utilizzano il nome di un’impresa regolarmente autorizzata (specialmente se straniera) e modificano una sola lettera.
In tutto ciò occorre tenere presente che i siti o i profili social degli intermediari italiani che svolgono attività online devono sempre indicare i dati identificativi dell’intermediario, l’indirizzo della sede, il recapito telefonico, il numero di fax e l’indirizzo di posta elettronica certificata, il numero e la data di iscrizione al registro unico degli intermediari assicurativi nonché l’indicazione che l’intermediario è soggetto al controllo dell’Ivass. Per gli intermediari dello Spazio economico europeo (See) abilitatati a operare in Italia il sito internet deve riportare, oltre ai dati identificativi, il numero di iscrizione nel registro dello stato membro di origine, l’indirizzo di posta elettronica, l’indicazione dell’eventuale sede secondaria e la dichiarazione di abilitazione all’esercizio dell’attività in Italia con l’indicazione dell’Autorità di vigilanza dello Stato membro di origine.
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