di Anna Messia
Il calo dei contributi osservato nel secondo trimestre del 2020, in corrispondenza della fase più acuta della crisi della pandemia, è stato recuperato. Così i fondi pensione hanno tenuto la rotta anche in tempi di Covid, sia in termini di sottoscrizioni sia di rendimenti. A scattare la fotografia è stata la Covip, la commissione di vigilanza sui fondi pensione guidata da Mario Padula. Dall’analisi emerge che le forme di previdenza complementare, dopo un inizio 2020 difficile per i mercati finanziari, come anticipato da MF-Milano Finanza lo scorso 15 gennaio, hanno beneficiato del recupero nel resto dell’anno e al netto di costi di gestione e fiscalità, i rendimenti sono stati positivi sia per i fondi negoziali che per i fondi aperti: rispettivamente, 3,1% e 2,9%; mentre sono risultati marginalmente negativi i Pip (piani individuali pensionistici), le polizze previdenziali di ramo terzo (-0,2%). Per le gestioni separate di ramo I, che contabilizzano le attività a costo storico, i cui rendimenti dipendono in larga parte dalle cedole incassate sui titoli detenuti, il risultato è stato pari all’1,4 %.
Per quanto riguarda le adesioni a dicembre 2020, le posizioni in essere presso le forme pensionistiche complementari erano 9,353 milioni (+2,6%), crescita inferiore ai periodi precedenti la crisi epidemiologica ma comunque positiva. Un numero che include anche chi aderisce contemporaneamente a più forme, corrisponde un totale di 8,48 milioni di individui. Le risorse destinate alle prestazioni sono risultate pari a circa 196 miliardi, 11 miliardi in più rispetto a fine 2019, grazie sia ai mercati finanziari sia ai flussi contributivi. Il patrimonio dei fondi negoziali risulta pari in particolare a 60,4 miliardi, il 7,5 per cento in più. Per i fondi aperti si attesta a 25,4 miliardi e a 39,2 miliardi per i Pip nuovi aumentando, rispettivamente, dell’11,1 e del 10,4%. I flussi contributivi nel 2020 hanno totalizzato 12,4 miliardi, (+3% sul 2019) attenuando la crescita rispetto al trend degli anni precedenti (poco sopra il 5% annuo) ma mantenendosi in territorio positivo. Se si guardano poi le performance in un orizzonte temporale più lungo, adatto agli investimenti previdenziali, si scopre nei 10 anni da inizio 2011 a fine 2020, il rendimento medio annuo è stato il 3,6% per i fondi negoziali, il 3,7% per i fondi aperti, il 3,3% per i Pip di ramo III e il 2,4%per le gestioni di ramo I. Battendo il Tfr che ha reso l’1,8% annuo. (riproduzione riservata)
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