di Debora Alberici*
Può essere accusato di riciclaggio chi rientra in Italia con tanto cash del quale non è chiara la provenienza. Lo ha sancito la Corte di cassazione che, con la sentenza n. 2466 del 21 gennaio 2021, ha accolto il ricorso della Procura di Bolzano e confermato il sequestro dei beni.
In particolare l’uomo era finito nel mirino degli inquirenti nell’ambito di un’inchiesta per frode fiscale. Poi era stato sorpreso a rientrare il Italia con quasi 500 mila euro in contanti, denaro del quale non aveva indicare la provenienza.
Quindi era scattato il sequestro dei beni, prima annullato e ora nuovamente legittimato dalla Suprema corte.
Ad avviso della seconda sezione penale, nell’ipotizzare il delitto di riciclaggio, pur non essendo necessaria la ricostruzione del delitto presupposto in tutti gli estremi storici e fattuali, occorre tuttavia che esso sia individuato nella sua tipologia. Inoltre, ai fini di una valida motivazione del sequestro di cose che si assumono pertinenti al reato di riciclaggio di cui all’art. 648 bis cod. pen., pur non essendo necessario, con riguardo ai delitti presupposti, che questi siano specificamente individuati e accertati, è però indispensabile che essi risultino, alla stregua degli acquisiti elementi di fatto, almeno astrattamente configurabili; il che non si verifica quando il giudice si limiti semplicemente a supporne l’esistenza sulla sola base del carattere asseritamente sospetto delle operazioni relative ai beni e valori che si intendono sottoporre a sequestro.
In questo caso il fatto che il contribuente non fosse riuscito a fornire una giustificazione circa tale disponibilità di cash lo esponeva, almeno fino a prova contraria, alle accuse di riciclaggio di soldi provento di fatture false.
Ora il Tribunale di Bolzano dovrà stabilire l’astratta configurabilità del reato ipotizzato, estraendo non tanto dalla concreta rappresentazione del fatti come risultano allo stato degli atti, ma solo ed esclusivamente dalla necessità di ulteriori acquisizioni e valutazioni probatorie sicché l’accertamento della sussistenza del concreto sospetto del reato va compiuto sotto il profilo della congruità degli elementi rappresentati.
Di diverso avviso le richieste della Procura generale che sperava nel dissequestro dei beni.
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