Acea, l’associazione europea dei costruttori automobilistici, torna a criticare apertamente la visione strategica dell’Unione Europea sulla mobilità. Se pochi giorni fa aveva espresso perplessità sul processo di consultazione in vista delle prossima normativa Euro 7, questa volta l’associazione dei costruttori critica apertamente alcune linee guida inserite dalla Commissione Europea nel “Sustainable and Smart Mobility Package”, cioè le misure previste per ridurre le emissioni del settore trasporti del 90% entro il 2050 che, secondo il direttore generale Eric-Mark Huitema, delineano una visione “molto lontana dalla realtà odierna”.
Infatti, se da un lato Acea afferma di condividere pienamente l’obiettivo di aumentare la circolazione sulle strade di veicoli a emissioni zero, ritiene irrealistica l’ambizione di arrivare al 2030 con almeno 30 milioni di auto non inquinanti.
Secondo i costruttori, la Commissione dovrebbe piuttosto allineare i suoi target sulla realizzazione di infrastrutture di ricarica e rifornimento adeguate, sia per le autovetture che per i veicoli pesanti, in tutta l’UE con i propositi sulla riduzione delle emissioni di CO2 dei veicoli.
In una nota, Acea ricorda i risultati di uno studio recente dove si evidenzia che lo scorso anno, su un totale di 243 milioni di autovetture circolanti in UE, meno di 615.000 erano a emissioni zero (auto elettriche a batteria e auto elettriche a celle a combustibile messe insieme). Parliamo di una percentuale dello 0,25% sul complessivo parco auto.
“Per raggiungere l’obiettivo della Commissione, dovremmo aumentare di quasi 50 volte il numero di auto a emissioni zero in soli 10 anni”, ha commentato Huitema, che ha inoltre sottolineato come “nonostante gli investimenti del settore in tali veicoli e la loro quota di mercato in crescita, non sussistono le condizioni adeguate per un balzo così consistente”.
Per quanto riguarda le infrastrutture, la Commissione stima prudentemente che saranno necessari tre milioni di punti di ricarica pubblici entro il 2030.
Dato che lo scorso anno erano presenti meno di 200.000 punti di ricarica, per centrare l’obiettivo si dovrebbe seguire un ritmo di installazione di punti di ricarica insostenibile in tutti i Paesi UE. La rete dovrebbe infatti crescere di 15 volte nei prossimi 11 anni.
Le case automobilistiche europee chiedono ancora una volta ai legislatori di spingere i governi nazionali a investire nelle infrastrutture di ricarica e rifornimento, come parte di una revisione urgente e critica della direttiva sulle infrastrutture per i combustibili alternativi.
“L’esperienza ci ha dimostrato che un approccio volontario a questi obiettivi infrastrutturali non funziona” ha aggiunto Huitema. “Mentre alcuni Paesi sono stati molto attivi, altri hanno fatto poco o niente. La revisione della direttiva deve davvero includere obiettivi infrastrutturali vincolanti per gli Stati membri”.
Secondo Acea servirebbero altri strumenti per incoraggiare i consumatori a passare alla mobilità a emissioni zero, come una tariffazione del carbonio più aggressiva, la continuazione dei programmi di rinnovo della flotta e misure di supporto per il miglioramento e la riqualificazione dei lavoratori per facilitare la trasformazione del settore.
Acea conclude ricordando che l’auto europea ha una media di anzianità di quasi 11 anni. In effetti, come risultato della decarbonizzazione, le nuove auto diventeranno più costose per molti europei, proprio nel momento in cui hanno meno soldi da spendere a causa dell’impatto economico della pandemia.