Tale dimensione aggrega informazioni sulla dotazione di posti letto in reparti ospedalieri ad alta specializzazione e su quella di apparecchiature diagnostiche. A partire dallo scorso anno, a causa della assenza di informazioni statistiche aggiornate al livello territoriale provinciale, sono stati eliminati 4 indicatori, relativi all’organico degli istituti di cura, ed è stata aggiornata la sottodimensione relativa alle apparecchiature diagnostiche, che dal 2019 prende in considerazione le grandi apparecchiature, quali gli acceleratori lineari, le gamma camere per scintigrafia, i tomografi per imaging a risonanza magnetica e i tomografi lineari computerizzati. Confermando il risultato già conseguito, Isernia si classifica al primo posto, seguita da Terni, Cagliari e Catanzaro, che a loro volta confermano i piazzamenti. Nelle 18 posizioni di testa, stabili rispetto allo scorso anno, diminuisce la presenza di province del Nordovest e si incrementa quella dell’Italia centro-meridionale. Nel gruppo di eccellenza troviamo 2 province del Nordovest, Milano e Genova, mentre non risultano censite province del Nordest. L’Italia centrale figura con 6 province, fra cui Siena, Pisa e Grosseto; Terni; Ancona; Roma. Infine, l’Italia meridionale e insulare è rappresentata da 10 province (una in più rispetto allo scorso anno), fra le quali L’Aquila; Isernia e Campobasso; Benevento e Avellino; Foggia e Bari; Potenza; Catanzaro; Cagliari.
La scarsa consistenza del primo gruppo segnala che nelle province italiane la dotazione di servizi sanitari si attesta in prevalenza su livelli medi o medio-bassi. La distribuzione territoriale dei servizi si presenta eterogenea. I servizi sanitari si concentrano nelle province in cui è presente un grande centro urbano (Roma, Milano), in poli di eccellenza nella ricerca medica (Pisa, Siena), ma esistono anche altri fattori. L’eterogeneità nella distribuzione territoriale delle strutture sanitarie riflette le caratteristiche dei rispettivi bacini di utenza o specifiche scelte politiche nazionali e soprattutto locali. Va comunque notato che nelle prime 50 posizioni figurano tutte le province in cui sono presenti centri urbani di dimensioni medie e grandi. Nel complesso, il numero di province in cui la dotazione di servizi medico-ospedalieri e diagnostici risulta scarsa o insufficiente ammonta a 59 unità, contro le 62 registrate nella passata edizione. Le posizioni di coda comprendono 26 province, due in meno rispetto al 2019. Di queste, 6 sono dislocate nel Nordovest: Cuneo, Vercelli e Asti; Como; Imperia e La Spezia. Anche il Nordest figura nel gruppo di coda con 6 province, fra cui Trento; Vicenza e Treviso; Trieste e Gorizia; Reggio Emilia. Quanto all’Italia centrale, risultano censite 6 province, fra le quali Livorno e Pistoia; Fermo; Frosinone, Latina e Viterbo. Infine, per l’Italia meridionale e insulare troviamo Brindisi e Barletta-Andria-Trani; Vibo Valentia; Trapani, Siracusa e Agrigento; Sud Sardegna e Oristano.

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