Il Tesoro e l’Antitrust europeo hanno aperto la trattativa sulla dote per il Montepaschi. Il commissario Ue alla concorrenza, Margrethe Vestager, ha parlato di contatti con Roma sul tema del trattamento fiscale delle Dta, uno dei punti su cui è incardinata la privatizzazione della banca senese.
L’intenzione del governo sarebbe quella di inserire nella Legge finanziaria la possibilità di trasformare le imposte differite fuori bilancio in crediti fiscali in caso di integrazione. Una norma concepita per rendere appetibile il Montepaschi all’Unicredit di Jean Pierre Mustier, seduto da diverse settimane al tavolo della trattativa. Per Siena si stima un beneficio di 2-2,2 miliardi, che andrebbe ad aggiungersi ai 2-2,5 miliardi di equity fresco che il Tesoro si prepara a versare nella banca per ripristinare i coefficienti patrimoniali.
L’entrata in vigore della norma sulle Dta è però subordinata al via libera di Bruxelles, come del resto l’eventuale intervento sul contenzioso. Su questo fronte l’intenzione del Tesoro sarebbe quella di introdurre un’assicurazione sui circa 10 miliardi di rischi legali che pendono sui bilanci del Monte. Anche questo intervento, tuttavia, dovrà essere sottoposto al verdetto dell’Antitrust Ue e proprio in questi giorni gli advisor del Mef avrebbero avviato colloqui formali con i tecnici comunitari.
Dall’esito di questo confronto, sui cui pende il rischio di una contestazione di aiuti di stato, dipenderà non solo l’intervento di Unicredit ma anche l’esito stesso della privatizzazione. Fonti vicine a piazza Gae Aulenti suggeriscono che per ora il vertice della banca è possibilista sull’operazione, ma che, malgrado la convergenza in atto, molti aspetti devono ancora essere sbloccati. L’a.d. Mustier, che ufficialmente ha finora ribadito la linea del no, è stato molto chiaro con Roma: l’operazione si farà solo se non avrà impatti patrimoniali su Unicredit. Una condizione su cui il banchiere francese non intende retrocedere nonostante le pressioni istituzionali.
Intanto la banca senese guidata dall’a.d. Guido Bastianini è impegnata nella definizione del rafforzamento patrimoniale. Secondo alcune stime sarebbe emerso un deficit patrimoniale di 2-2,5 miliardi di euro che gli amministratori e l’azionista di maggioranza, il Tesoro, dovranno affrontare in tempi brevi. Sul tavolo ci sono varie ipotesi: da un’operazione di reinsuring per trasferire il rischio di credito sui prestiti in bonis al collocamento di un bond Additional Tier 1 fino a un’emissione di azioni. Anche se alcune di queste opzioni contemplano l’intervento di privati, gran parte del peso ricadrebbe sulle spalle del Tesoro che, dopo i 6,9 miliardi investiti nel salvataggio del 2017, dovrà nuovamente mettere mano al portafoglio.
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