Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
Un peggioramento della situazione economica che dovesse portare a un calo ulteriore del fatturato delle piccole e medie imprese compreso tra il 10 e il 30% potrebbe determinare la chiusura del 70% delle pmi in Europa. È l’allarme lanciato da McKinsey dopo aver elaborato i dati di una inchiesta condotta nel mese di agosto tra 2.200 imprenditori distribuiti tra Italia, Francia, Germania, Spagna e Regno Unito. La seconda ondata della pandemia sembra dunque pronta a mettere in ginocchio l’ossatura del mondo produttivo del Vecchio continente nonostante gli interventi di sostegno messi in campo dai governi. Le più colpite, stando alle rilevazioni di McKinsey, sembrerebbero essere, tuttavia, proprio le aziende di casa nostra. Se in Germania e Francia, infatti, il 55-58% degli imprenditori aveva dichiarato di aver subito un calo nel fatturato della propria azienda a causa del coronavirus, in Italia questa percentuale è salita fino a toccare addirittura l’80% degli intervistati.
I ritardi dei pagamenti tornano ai livelli di sei anni fa. Dopo aver cercato di far fronte al primo lockdown mantenendo il saldo delle fatture in linea con gli anni precedenti, le piccole e medie imprese (pmi) italiane hanno iniziato a stringere i cordoni della borsa rallentando i tempi di pagamento dei beni e servizi. Se fino ai primi mesi dell’anno, infatti, il ritardo medio si attestava attorno ai 9,4 giorni, dopo il lockdown i termini temporali per il saldo fattura sono saliti di ulteriori 2,6 giorni, raggiungendo 11,9 e arrivando a toccare gli stessi livelli del 2014. Una situazione che ha interessato in maniera trasversale l’intero settore imprenditoriale della Penisola, con un impatto più forte sulle aziende medio-piccole. «La distribuzione delle piccole e medie imprese in base ai giorni di ritardo ha evidenziato un netto aumento dei ritardi più gravi, che potrebbero sfociare in mancati pagamenti o veri e propri default», hanno spiegato gli analisti del Cerved. «La quota di pmi con ritardi medi tra 30 e 60 giorni è salita dell’1,7% passando dal 5,5% al 7,2%, mentre quelle con ritardi compresi tra 2 e 3 mesi sono salite dal 2,1 al 3,1% a fronte del 3,3% delle pmi con ritardi oltre i tre mesi». Resta invece stabile la quota di imprese puntuali (40,3%), mentre i lievi ritardi, inferiori a un mese, hanno interessato il 46,2% del totale delle imprese.
Le nuove restrizioni alla mobilità destano preoccupazione tra coloro che, per lavoro o per motivi personali consentiti dagli ultimi dpcm, hanno programmato viaggi, anche perché non sempre è semplice ottenere il rimborso di ciò che si è già pagato. Per andare incontro a chi vuole tutelarsi su questo fronte sia gli operatori turistici sia le compagnie assicurative stanno mettendo a punto delle proposte che consentono di annullare il viaggio e di essere risarciti se ci si ammala di Covid-19, o che prevedono specifiche coperture mediche se si contrae il virus mentre si è via. Le polizze viaggio. Quello dei viaggi annullati, infatti, è un tema che durante il primo lockdown ha riguardato tantissime persone: già ad aprile 2020 un’indagine commissionata dal comparatore online Facile.it a mUp Research aveva messo in luce come oltre 6,4 milioni di famiglie avessero dovuto cancellare viaggi e vacanze già pagati spesso senza riuscire a ottenere un risarcimento. In tutto ciò, non sono pochi i viaggiatori che sono rimasti scontenti delle procedure di rimborso messe in atto negli scorsi mesi e in molti casi le assicurazioni viaggio si sono rivelate inefficaci per affrontare l’emergenza poiché escludevano l’indennizzo in caso di eventi pandemici. Anche se sul fronte dei rimborsi la situazione è ancora aperta, alcune compagnie hanno introdotto polizze viaggio specificamente pensate per casistiche connesse al Coronavirus. La novità più importante è legata all’annullamento del viaggio: sul mercato sono recentemente arrivati prodotti che rimborsano l’assicurato se lui, o un suo familiare, si dovessero ammalare di Covid impedendo la partenza. Il risarcimento però in genere avviene solo se un certificato accerta la positività dell’assicurato o del congiunto, mentre rimane scoperto l’isolamento fiduciario derivante da un contatto diretto o indiretto con persone esterne al nucleo familiare come un collega di lavoro
- Festini con coca e stupri Arrestato a Milano l’inventore di “facile.it”
«Dalle 22,30 circa di quella sera, fino alle 16,30 del giorno successivo, ho ricordi offuscati. Non so cosa mi sia accaduto di preciso perché a un certo punto ho perso la lucidità. Sono quasi certa che facendomela passare per cocaina, qualcuno, penso Alberto, mi ha fatto assumere qualche altra sostanza che mi ha stordita. Ho solo dei flashback: ricordo che ero nella sua camera da letto e ho avuto la sensazione che fossero presenti altri uomini oltre a lui. Sono certa che in quel momento ero ammanettata poiché, oltre alla sensazione avuta, le ho viste il giorno dopo sul letto quando mi sono risvegliata». È un racconto drammatico quello che fa alla polizia la diciottenne che ha denunciato le violenze da parte di Alberto Genovese, l’imprenditore 43enne fondatore di “facile.it” (lasciato nel 2014) e di altre start-up, fermato nella notte tra venerdì e sabato a Milano. Ora Genovese dovrà rispondere di violenza sessuale, spaccio e sequestro di persona per i fatti di quella notte, cristallizzati nei filmati delle telecamere a circuito chiuso del suo attico. In un’inchiesta che preannuncia nuovi indagati. È in una camera da letto della “Terrazza sentimento”, la residenza di lusso con vista sul Duomo usata per feste private, che Genovese lo scorso 10 ottobre porta una delle tante ragazze presenti al festino. La sequestra e la violenta per ore, lasciandola priva di sensi fino al tardo pomeriggio del giorno dopo, quando lei riesce a liberarsi e a scappare in strada seminuda, piena di lividi, con una sola scarpa. «L’altra me l’ha lanciata dalla finestra insieme a una banconota da cento euro ». La ragazza incrocia una volante e chiede di essere portata in ospedale dove viene ricoverata con 25 giorni di prognosi. Quello che appare davanti ai magistrati è un uomo anni luce distante dall’imprenditore di successo che in tanti conoscevano, il bocconiano che lascia il posto fisso in azienda per seguire le sue intuizioni nel mondo del digitale.
- Generali-Cattolica, il dilemma dell’Opa
Trieste vuole evitare i rischi di un’offerta sulla compagnia Che deve risolvere però la questione del recesso . “Discrezionalità tecnica”. Dietro questo concetto, a prima vista contraddittorio, si nasconde l’insidia per Generali nel caso volesse salire oltre l’attuale soglia del 24,46% in Cattolica. Dovrebbe infatti essere la Consob a valutare la sussistenza delle condizioni che esonererebbero il Leone dall’obbligo di Opa. Ma la discrezionalità dell’organo di vigilanza deve rimanere nei binari della normativa, che in teoria potrebbe consentire a Generali – in un caso determinato di salire oltre la soglia, il 2596, in cui scatterebbe l’Offerta pubblica di acquisto obbligatoria, senza però lanciarla. Per comprendere meglio il garbuglio, occorre ricordare che Generali è arrivata ad acquisire il 24,46% di Cattolica attraverso un aumento di capitale riservato, per risolvere un problema della compa-gnia scaligera: ottemperare all’obbligo dell’altra autorità di vigilanza, Ivass, che aveva imposto un aumento da 500 milioni. Chiaramente quest’obiettivo avrebbe avuto grosse difficoltà a essere portato a termine sul mercato. Da qui l’intervento del gigante di Trieste, autorizzato dallo stesso lvass, per un primo aumento da 300 milioni A cui seguirà entro fine anno quello da 200 milioni, che tutti i soci (tra cui Warren Buffett) potranno sottoscrivere.
- Black Box, c’è un tesoro ancora nascosto
Continua a crescere il numero delle black box installate sulle auto aziendali, aumenta la consapevolezza dei vantaggi, anche se molti dati raccolti grazie ai dispositivi spesso non vengono utilizzati adeguatamente. Con il risultato che il “potenziale inespresso della connessione” resta ancora elevato. È quanto emerge dalla survey “La telematica sale a bordo delle flotte aziendali”, condotta da Top Thousand, l’Osservatorio sulla mobilità aziendale, in collaborazione con Fleet. La ricerca, giunta alla 3° edizione, è stata condotta su un campione di 82 aziende, con parchi auto di dimensioni grandi, medi e medio-piccoli, per un totale veicoli gestiti di 81.882 unità (l’88% dei quali gestiti in noleggio a lungo termine).
La Corte Costituzionale con la sentenza sulle cosiddette pensioni d’oro, annunciata lo scorso 22 ottobre con un comunicato stampa, ha prodotto un grave vulnus sia alla certezza del diritto sia all’uguaglianza tra i vari soggetti nei confronti della legge, accreditando per giunta una falsa comunicazione sociale del precedente governo gialloverde. Nell’esame di legittimità costituzionale sollevate dal Tribunale di Milano e dalle sezioni giurisdizionali della Corte dei Conti per il Friuli-Venezia Giulia, il Lazio, la Sardegna e la Toscana, sulle misure di contenimento della spesa previdenziale disposte dalla legge di Bilancio 2019 a carico delle pensioni di importo elevato, sia per quanto concerne la riduzione della rivalutazione all’inflazione per il triennio 2019-2021 delle pensioni superiori a 5 volte il minimo, sia per la decurtazione percentuale per cinque anni delle rendite superiori a 100.000 euro lordi annui, il cosiddetto contributo di solidarietà, la Corte ritiene legittimo il «raffreddamento della perequazione», (così lo chiama) in quanto ragionevole e proporzionato e pure legittimo il «contributo di solidarietà» anche se ne riduce la vigenza a 3 anni, fino a tutto il 2021, ritenendo eccessiva la durata quinquennale, rispetto all’orizzonte triennale del bilancio di previsione dello Stato.
Nella prima ondata della pandemia i mercati finanziari subirono un crollo verticale, salvo poi recuperare nei mesi successivi. Le aziende italiane quotate, ma non solo, erano bocconi appetibili. Lo sono ancora, ovviamente, grazie alla loro indiscussa vitalità, ma allora erano schiacciate da valutazioni fortemente a sconto. In quel drammatico contesto, con il Decreto liquidità (23 dell’8 aprile 2020), il governo decise di estendere la disciplina del cosiddetto golden power, prevista inizialmente solo per operazioni in settori strategici o legati alla sicurezza nazionale. E, dunque, di allargare l’ombrello istituzionale a gran parte dell’industria, dall’agroalimentare alla salute, dalle banche e alle assicurazioni. Insomma, di fatto a tutte le filiere del made in Italy.
- Il pungolo, i conti i manager e Mediobanca riparte da Trieste
Il primo tempo della partita Mediobanca-Leonardo Del Vecchio è finito con una sostanziale vittoria del management. Il patron di Luxottica ha scelto la strada della prudenza e il mercato si è espresso a favore dell’attuale vertice dell’istituto milanese. L’assemblea ha confermato gran parte del consiglio uscente, a partire da Renato Pagliato nel ruolo di presidente, Alberto Nagel come ceo e Francesco Saverio Vinci direttore generale. Del Vecchio ha votato per la lista di Assogestioni che ha confermato in consiglio Angela Gamba e Alberto Lupoi nei due posti riservati alle minoranze. Una scelta lineare con i messaggi lanciati negli ultimi mesi. Delfin si è infatti presentata alla Bce e al mercato come un investitore finanziario che non vuole prendere iniziative ostili verso la banca e assumere un’influenza dominante sulla gestione. La lista di Assogestioni ha così ottenuto oltre il 29% dei voti (circa il 19% del capitale), una percentuale di poco superiore a quella registrata nell’ultimo rinnovo del cda. Guardando ai numeri non sembra quindi che il voto di Del Vecchio abbia cambiato gli equilibri in assemblea, anche se Assogestioni ha ottenuto il 54% dei voti dei presenti per il collegio sindacale. Segno che una parte di voti si è spostata dal comitato dei gestori alla lista presentata dal board uscente, che ha così incassato la maggioranza delle preferenze (67,6% dei voti, pari al 44,2% del capitale). Superato questo scoglio bisognerà capire come nel medio periodo evolverà la convivenza tra il vertice di Mediobanca e Del Vecchio. In Piazzetta Cuccia c’è chi confida nella costruzione di un rapporto positivo, anche alla luce del lavoro svolto in passato con Luxottica. Qualche timido segnale di tregua, del resto, è nell’aria. Delfin, per esempio, ha informato i vertici della merchant dell’intenzione di sostenere Assogestioni e, al momento del voto sulle modifiche statutarie, è uscito dall’aula per non far mancare il quorum. Piccole aperture ma per qualcuno segnali indicativi di un clima meno conflittuale. Non c’è dubbio però che la presenza del patron di Luxottica rappresenterà un pungolo costante per il top management. Tanto più che l’autorizzazione ottenuta in estate dalla Bce consentirebbe già oggi a Delfin di spingersi fino al 20 per cento.
- Una polizza con tre anime per proteggere e guadagnare
L’emergenza sanitaria sta cambiando gli stili di vita e i bisogni delle famiglie. «Per gli italiani, —spiega Marco Di Guida, amministratore delegato di Crédit Agricole Vita — la protezione per se stessi, per il nucleo familiare e per gli asset, sono diventati la priorità, a cui, nell’attuale contesto, si aggiunge una particolare attenzione al tema della sostenibilità negli investimenti e le compagnie di assicurazione devono dare risposte adeguate a tutte queste esigenze». Con tale obiettivo, la compagnia assicurativa del gruppo francese, lancia la polizza vita multiramo a premio unico «CA vita fiducia sostenibile» che coniuga i tre ingredienti: copertura assicurativa, rendimento finanziario e sostenibilità ed è composta da due fondi assicurativi CA Vita Orizzonte Ambiente , CA Vita Orizzonte Società; un Fondo protetto Protezione 85 Rolling 2Y e una gestione separata CA Vita Più, gestiti da Amundi (la sgr del gruppo transalpino).
- Rischio Covid in azienda: protocolli vincolanti
Il Dpcm 3 novembre 2020 (in Gazzetta Ufficiale del 4 novembre 2020, disposizione normativa che ha sostituito il precedente Dpcm del 24 ottobre 2020) ha riportato al centro dell’attenzione generale il problema legato alla gestione della sicurezza nelle aziende. Il provvedimento appena emanato, infatti, all’articolo 4 ha precisato che tutte le attività produttive, industriali e commerciali, dovranno rispettare i contenuti del Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del Covid-19 negli ambienti di lavoro sottoscritto il 24 aprile 2020 fra il Governo e le parti sociali, nonché, per i rispettivi ambiti di competenza, i protocolli per i cantieri, e quelli del settore del trasporto e della logistica, tutti allegati allo stesso Dpcm pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
- E’ fondamentale documentare le misure adottate
Uno dei temi principali affrontati dagli gli imprenditori- datori di lavoro in seguito alla diffusione della pandemia da Sars–Covid 19 è stato quello legato alle possibili imputazioni di carattere penale nel caso in cui venisse riscontrato il contagio di uno o più lavoratori e questo non solo in settori sensibili ed esposti come quello sanitario, ma in generale in tutte le imprese. I timori erano peraltro stati alimentati anche dalla previsione contenuta nel decreto «Liquidità» (Dl 23/2020, convertito dalla legge 40/2020) nel quale veniva sostanzialmente previsto che, nei casi accertati (anche in base a presunzioni semplici) di infezioni da coronavirus in occasione di lavoro, tali eventi fossero da qualificarsi al pari di infortuni sul lavoro. La successiva circolare Inail del 20 maggio aveva cercato di portare chiarezza sul punto, senza tuttavia fugare i legittimi timori di parte datoriale. Da qui si era aperto un vivace dibattito su come l’imprenditore potesse tutelarsi di fronte al rischio di imputazione in caso di accertato contagio di un lavoratore. Posto che è assolutamente innegabile che per una possibile imputazione di carattere penale sia necessario dimostrare in primo luogo il nesso causale fra «l’occasione di lavoro» e il contagio, nonché quantomeno la colpa del datore di lavoro, è altrettanto importante ricordare che non solo a fini difensivi ma anche preventivi, al datore di lavoro è fortemente consigliato di documentare e tracciare tutta l’attività svolta in materia di prevenzione del contagio e di verificare costantemente l’applicazione delle disposizioni contenute nei protocolli aziendali e in alcuni casi negli aggiornamenti dei documenti di valutazione dei rischi.
- Come AG2R La Mondiale combatte la dipendenza nel telelavoro
Sondaggi, webinar, escape game, la mutua francese la società di consulenza GAE
stanno intensificando le iniziative per aumentare la consapevolezza di un
aumento del rischio da stress e l’isolamento durante questi periodi di reclusione
e il telelavoro potenziato. I rischi di “dipendenze” sono alti in queste circostanze. Da un sondaggio risulta che il 41 % di loro sente già che sono frequenti nel loro entourage. In cima alla lista, gli schermi (per l’81% degli intervistati) il tabacco (75%), alcool (66%). E la dipendenza al lavoro, citato dal 50% di loro. Il dato sale al 61% per coloro che hanno sperimentato il telelavoro da marzo.
- Giudizio previsto questa settimana nel conflitto tra SCOR e Covéa
Sceltoda SCOR, il tribunale commerciale di Parigi dirà martedì se il ceo di Covéa
ha violato i suoi obblighi amministratore nel suo tentativo di acquisizione del riassicuratore nell’estate del 2018.
Thierry Derez rifiuta tutte le accuse, assicurando di aver agito nell’interesse di SCOR. Denis Kessler rimproverò al ceo di Covéa di avere ha violato i suoi obblighi amministratore di SCOR approfittando della sua posizione
- Assicuratore britannico RSA acquistato da un consorzio