Durante il lockdown i bilanci delle assicurazioni sono addirittura migliorati e hanno spazio per un ritorno al dividendo, ma pesa ancora il monito di Lagarde. Le mosse di Generali e Unipol
di Anna Messia
Nel settore assicurativo c’è in ballo una montagna da 4,4 miliardi di euro di dividendi. Denari congelati che in questi mesi sono andati a rimpolpare il patrimonio delle compagnie che operano in Italia, come fieno in cascina utile ad affrontare tempi difficili. Ma ora, visti i buoni risultati dei primi nove mesi del 2020 e alla luce degli alti indici di solvibilità del settore, diverse assicurazioni sarebbero ben desiderose di liberare quelle risorse per dare soddisfazione ai rispettivi azionisti.

Il 12 novembre sia Unipol sia Generali saranno chiamate per esempio ad approvare il bilancio dei primo nove mesi e dovranno tornare sul tema cedole che era stato affrontato solo parzialmente nei mesi scorsi. Il gruppo assicurativo di Bologna, con una scelta arguta, lo scorso aprile aveva mantenuto invariata la liquidità nel gruppo, azzerando il dividendo della holding e liberando allo stesso tempo la cedola di UnipolSai (0,16 centesimi). Mentre la compagnia guidata da Philippe Donnet, con una mossa salomonica, aveva scelto di pagare ai soci una prima tranche di 50 centesimi e allo stesso tempo si era detta pronta a riconoscere altri 46 centesimi entro la fine dell’anno, dopo una necessaria verifica consiliare. Ora è quindi il momento di una nuova pronuncia e se dal punto di vista patrimoniale il Leone ha certamente tutte le risorse necessarie a onorare l’impegno della seconda tranche (forte di Solvency II che lo scorso semestre era pari al 194%, quasi due volte il livello minimo regolamentare richiesto), il freno arriva ancora una volta dalle autorità di controllo che continuano a predicare prudenza, a fronte degli effetti della nuova ondata pandemica che restano ancora incerti.

Rispetto alle scelte di aprile, questa volta il monito è stato addirittura rafforzato. Persino il Comitato europeo per il rischio sistemico (Esrb), guidato dalla presidente della Bce, Christine Lagarde, si è speso in prima persona a fine maggio e ha chiesto lo stop ai dividendi di banche e assicurazioni, almeno fino a gennaio 2021. Così anche Eiopa e l’Ivass di Daniele Franco hanno stretto ulteriormente il freno con un invito perentorio a tenere ferme le cedole.

Eppure in Europa, vale la pena ricordarlo, ci sono assicuratori che già lo scorso aprile avevano deciso di tirar dritto sulla cedola nonostante le indicazioni alla prudenza arrivate dalle autorità. Non si tratta solo della svizzera Zurich, che a rigor di logica è fuori dalle regole europee di Solvency II e quindi libera di agire in autonomia (che ha pagato 20 franchi). Pure la tedesca Allianz, nonostante abbia sospeso il piano di riacquisto di azioni proprie, ha regolarmente distribuito una cedola di 9,6 euro, mentre in Francia, Axa ha elargito un dividendo di 0,73 euro ad azione contro una cedola unitaria inizialmente prevista a 1,43 euro. Anche l’andamento di borsa delle compagnie europee in questi mesi ha risentito delle scelte, premiando chi ha pagato le cedole, come Allianz. Ma la situazione resta ingarbugliata. L’Esrb ha trattato allo stesso modo banche e assicurazioni nonostante per le seconde non ci stia stata alcuna misura eccezionale sul fronte delle regole di Solvency II. Mentre gli istituti, per la crisi economica, si troveranno a fare i conti con la crescita dei non performing loan (nlp), le assicurazioni sembrano invece in grado di reggere bene al colpo dei sinistri. Anzi, quelle italiane che di fatto non assicurano il rischio pandemico per la business interrupton (l’interruzione delle attività) delle imprese in questi mesi hanno addirittura beneficiato del calo dei sinistri nel settore RcAuto registrato durante il lockdown, con un risparmio di oltre 1 miliardo (solo parzialmente retrocesso con sconti agli assicurati) e il combined ratio (il rapporto tra sinistri e premi) che ha raggiunto il record di profittabilità dell’86%. Liberare le cedole delle assicurazioni sarebbe indubbiamente utile per l’intero sistema in questo momento di crisi economica. Per Generali, con lo scongelamento del dividendo residuo verrebbero pagati circa 720 milioni e a beneficiarne, tra gli altri, sarebbero 50 mila piccoli azionisti della compagnia. Ma d’altra parte c’è il chiaro monito della presidente Bce, che in questi mesi ha sostenuto il sistema finanziario e i mercati con il maxi piano straordinario di acquisti, e che ha invitato tutti, banche e assicurazioni, a tenere ancora fieno in cascina. (riproduzione riservata)

Fonte: