A preoccupare di più i responsabili della cybersecurity italiani tra le conseguenze di un attacco informatico non ci sono tanto i danni economici diretti, quanto il rischio di danno d’immagine, vedendo crollare la brand reputation.
E’ quanto emerge da un sondaggio condotto da Proofpoint tra gli addetti ai lavori, secondo l’87% del campione teme principalmente danni legati al brand e alla reputazione aziendale, mentre l’80% teme la perdita di dati e il 74% le interruzioni dell’attività e dell’operatività aziendale.
La ricerca è stata condotta dalla community “Facciamo sistema – Cybersecurity” per conto di Proofpoint tra maggio e giugno 2020, e ha coinvolto 138 Cso/Ciso di diversi settori industriali in Italia. Ha esplorato tre aree principali: la frequenza degli attacchi informatici, la preparazione dei dipendenti e delle organizzazioni e le problematiche da affrontare per l’implementazione di strategie informatiche di difesa.
Lo scenario di riferimento è quello di un momento storico in cui gli attacchi informatici alle aziende stanno vivendo un momento di crescita, sia per la frequenza, sia per la veerietà e sia per la sempre maggiore sofisticatezza, mentre si allarga anche il numero dei bersagli, di cui fanno ormai parte le aziende di ogni genere e dimensione. Stando a quanto fotografato dal report di Proofpoint nel 2019 il 52% delle aziende, infatti, ha subito almeno un attacco informatico.
Significativo il fatto che nel mirino degli hacker sia così negli ultimi tempi finito un asset particolarmente difficile da difendere, probabilmente più del perimetro fisico dell’azienda: la sua reputazione, l’immagine che un brand è capace di restituire di sé all’esterno e che serve ad attirare e aiuta a fidelizzare clienti e prospect.
Fonte: Corcom