di Anna Messia
Le incertezze economiche legate al Coronavirus portano gli italiani che possono permetterselo a risparmiare ancor più che in passato, complice il calo dei consumi legati alle chiusure forzate. Ma le ingenti risorse accumulate non riescono a rappresentare un motore di sviluppo per il Paese, perché parcheggiate in larga parte su conti correnti e di deposito. Mentre allo stesso tempo aumentano le difficoltà di chi aveva già scarse disponibilità prima della crisi. Tanto che il 30% degli italiani ha una situazione economica (personale e familiare) che non consentirebbe di affrontare un nuovo eventuale lockdown.
I dati sono emersi dalla consueta indagine Acri-Ipsos in vista della Giornata Mondiale del Risparmio che si terrà oggi e che è giunta alla 96esima edizione. Dal sondaggio, realizzato da Ipsos nella settimana a cavallo tra settembre e ottobre, si evidenzia quindi che la pandemia ha avuto l’effetto di aumentare la polarizzazione nella situazione economica degli italiani. Da una parte, è aumenta la propensione al risparmio privato di chi ne ha le possibilità, con oltre 1.600 miliardi di euro che, secondo i dati diffusi dall’Abi nei giorni scorsi, sono parcheggiati in depositi bancari, saliti dell’8% rispetto allo scorso anno. Dall’altra parte, la crisi sta colpendo pesantemente le famiglie che era già in difficoltà.
«La pandemia ha innescato una crisi senza precedenti nel nostro Paese, la cui dimensione non è ancora quantificabile con esattezza; la cosiddetta seconda ondata rischia di essere ancora più devastante di quella della scorsa primavera», ha detto il presidente dell’Acri Francesco Profumo in occasione della presentazione dell’indagine. La nota positiva è che è cresciuta la fiducia nell’Unione Europea e nelle potenzialità dell’euro: due terzi degli italiani ora sono convinti che uscire dalla moneta unica sarebbe dannoso. L’Ue ha rappresentato un valido aiuto per l’Italia durante l’emergenza Covid, determinando un’impennata del livello di fiducia, con riverberi positivi sul livello di soddisfazione nei confronti dell’euro. Il Recovery Fund infatti è molto noto e segna un cambio di passo, anche se non ancora una vera e propria svolta positiva nella relazione tra Italia e Europa.
Dal sondaggio emerge poi che gli italiani considerano la crisi innegabilmente grave ma sono soverchianti le preoccupazioni sanitarie, che pongono in secondo piano i temi economici. Inoltre la percezione di essere inseriti in un problema globale riduce la percezione di una specificità negativa italiana.
La riduzione delle occasioni di consumo, come detto, ha poi favorito il risparmio, dando un’ulteriore spinta a una propensione consolidata tra gli italiani, che in questo modo si mettono al riparo di fronte al timore dell’imprevisto, potendo contare su risorse proprie. Per la prima volta in quasi vent’anni due terzi degli italiani (65%) sono molto o abbastanza soddisfatti della propria situazione economica e cresce la percentuale di chi risparmia senza troppe rinunce (58%) e negli ultimi mesi ha addirittura migliorato la sua posizione. La preferenza resta però la liquidità (63%), per la difficoltà, evidente da alcuni anni, a identificare l’investimento ideale. Secondo la fotografia scattata dall’indagine Ipsos, gli italiani ambiscono e guardano al risparmio come fonte di tranquillità molto più di quanto non accadeva in passato, a fronte di un futuro in cui le incognite non mancheranno. Gli strumenti finanziari più rischiosi restano appannaggio di una piccola minoranza (9%), mentre la maggioranza dei risparmiatori (33%) preferisce strumenti sicuri.
Mentre per il post-Covid, secondo gli italiani, la ricostruzione dovrà tener conto di due istanze: perseguire con convinzione un percorso verso lo sviluppo sostenibile e offrire formazione soprattutto ai giovani per contrastare la povertà educativa. In questo contesto i corpi intermedi (come le fondazioni bancarie o le associazioni di volontariato) possono offrire un contributo per incanalare le azioni nel modo più efficiente. (riproduzione riservata)
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