La telematica è sempre più protagonista a bordo dell’auto aziendale: in tre anni la diffusione delle scatole nere connesse, che monitorano le funzioni dei veicoli, è poco meno che triplicata e le apparecchiature oggi sono ormai presenti in un auto su due. I dispositivi Adas, i sistemi elettronici di assistenza alla guida, sono un fattore decisivo nella scelta dei fleet manager per ottimizzare la gestione dei parchi auto, garantire assistenza, limitare i danni alle auto e ai terzi. Fra questi rientrano sia i dispositivi di automazione di funzioni (come l’attivazione di luci e tergicristalli), sia quelli in grado di intervenire direttamente sulla sicurezza attiva, come frenata automatica di emergenza e mantenimento della carreggiata.
Gli Adas diventeranno obbligatori in tutta Europa a partire dal 2022 su tutti i veicoli nuovi: l’intesa, al vaglio di tutti i Paesi membri dell’Ue prima di passare al giudizio di Parlamento e Consiglio dei ministri, prevede l’adozione di una trentina di sistemi avanzati elettronici di sicurezza per conducenti e passeggeri. Gran parte dei requisiti richiesti sarà soddisfatta dal lancio sul mercato di nuovi modelli fin da maggio 2022, mentre ci saranno due anni di tempo per l’adeguamento delle auto già sul mercato.
Il punto sulla presenza dell’elettronica di servizio sulle vetture in circolazione arriva con la terza release della survey «La telematica sale a bordo delle flotte aziendali». Condotta da Top Thousand, l’Osservatorio sulla mobilità aziendale, in collaborazione con Fleet Magazine, la ricerca evidenzia l’aumento del numero delle black box, i dispositivi di base per la connessione dei veicoli, sulle auto aziendali. Nel 2017 erano installate sul 18% dei veicoli del campione intervistato, mentre oggi la percentuale arriva quasi al 50 e all’87% se si considera il numero di aziende che hanno adottato questi dispositivi su una o più vetture. Aumenta la consapevolezza dei vantaggi – fa rilevare la survey – anche se molti dati raccolti grazie ai dispositivi spesso non vengono utilizzati adeguatamente, lasciando un elevato potenziale residuo inespresso. Il campo delle informazioni e delle aree di attività monitorabili attraverso i device di bordo è sempre più ampio: sinistri (indicati dal 22% del campione) e furti (20%), ma anche il controllo della manutenzione (13%). E ancora, possono essere oggetto di attenzione i consumi (12%), la gestione delle auto in pool (10%), gli stili di guida dei driver (9%) e la manutenzione predittiva (7%). Quest’ultima è una delle funzionalità emergenti più apprezzate.
Quando si parla di dati è inevitabile associarli alla privacy e anche nella gestione delle flotte il tema è cruciale: da qui l’ancora scarso utilizzo dei dati sulle percorrenze chilometriche e per la geolocalizzazione dei veicoli. La maggior parte delle scatole nere attive limita la trasmissione dei dati a particolari circostanze, come i sinistri e i furti. Funzionalità, quest’ultima, particolarmente efficace, come evidenzia il caso esemplare di applicazione al noleggio a breve termine di Targa Telematics. Questo operatore, che dispone di una tecnologia proprietaria, fornisce i dati sui veicoli equipaggiati con le proprie soluzioni: circa il 90% è stato recuperato dopo il furto, nei primi nove mesi del 2020. «Numeri che descrivono l’efficacia del nostro prodotto di ultima generazione realizzato con tecnologie di IoT, Machine Learning e IA», spiega Pasquale Zanfini, Head of operations dell’azienda. Una soluzione che sottolinea il legame sempre più stretto fra il mondo dell’automotive e le più avanzate risorse digitali e di cybersecurity. (riproduzione riservata)
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