Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
Quelli di fine anno sono tradizionalmente mesi di rinnovo per i contratti assicurativi e dopo la fuga dei grandi riassicuratori mondiali dai rischi legati al Covid-19 anche le poche polizze che le imprese italiane avevano per difendersi dalla pandemia rischiano di saltare. Per non parlare del futuro, con un’offerta di coperture che si è azzerata. Eppure, dice a MF-Milano Finanza Vittorio Veronesi, responsabile della divisione tecnica di Assiteca, primo broker assicurativo italiano, «le imprese sarebbero ben disposte a spendere per coprirsi da questi rischi. Per questo è decisamente apprezzabile l’iniziativa dell’Ania che ha avviato un tavolo per individuare una soluzione pubblico-privata per i rischi pandemici da presentare al governo». Iniziativa che, come riportato ieri da questo giornale, si trova però a fare i conti con il passo indietro di colossi come Swiss Re e Munich Re che – dopo aver incassato perdite miliardarie per il Covid – hanno deciso di frenare sul nuovo business. «Le poche coperture che i nostri clienti avevano per l’interruzione d’attività, inclusa la pandemia, erano con operatori internazionali e sono oggi in stand by, a rischio di rinnovo», continua Veronesi. Sulle coperture per interruzione d’attività (diffuse soprattutto all’estero) c’è stato anche un fiorire in questi mesi di cause legali. Decisioni prese nonostante l’esistenza di polizze per l’interruzione dell’attività, motivate dall’assenza di danni fisici come la rottura di un macchinario o l’inagibilità dei locali per crollo dell’edificio. Ma nei giorni scorsi l’Alta Corte britannica si è pronunciata a favore delle tante imprese ricorrenti, respingendo al mittente le obiezioni delle compagnie.
Francesco Gaetano Caltagirone aumenta ancora la quota nelle Assicurazioni Generali comprando azioni. Il costruttore romano dopo essere salito lo scorso 6 ottobre al 5,248% del capitale del Leone e aver fatto ulteriori acquisti il 7 e l’8 ottobre, attraverso la società Finced il giorno successivo ha acquistato altre 100.000 azioni a un prezzo medio ponderato di 12,4796 euro.
- Mediobanca, Iss approva lista del cda
«Criticando l’attuale strategia e governance di Mediobanca, il fondo attivista Bluebell Capital Partners ha preso di mira le modifiche dello statuto di Mediobanca e le risoluzioni. Sebbene non vengano sollevate preoccupazioni in merito alle modifiche proposte dalla società al proprio statuto, consigliamo di supportare la lista del management per consentire potenzialmente a Bluebell di ottenere la rappresentanza in consiglio, ma limitando la sua influenza sul board». Sono queste le conclusioni del proxy Iss sul rinnovo del cda di piazzetta Cuccia. Si tratta del via libera alla conferma dell’a.d. Alberto Nagel e del presidente Renato Pagliaro. La lista proposta dal consiglio risulta composta da Pagliaro, Nagel, Francesco Saverio Vinci, Maurizia Angelo Comneno, Virginie Banet, Maurizio Carfagna, Laura Cioli, Maurizio Costa, Valèrie Hortefeux, Maximo Ibarra, Elisabetta Magistretti, Vittorio Pignatti Morano, Gabriele Villa, Roberta Casali e Romina Guglielmetti.
- L’emergenza ha accelerato l’uso della telemedicina
Se ne trovano alcuni sul cuscino al risve-glio, altri restano impigliati nel pettine, un accenno di stempiatura: non serve al-tro per far scattare l’allarme e temere di perde-re i capelli. Una preoccupazione che coinvolge milioni di italiani (e non solo uomini). Corrie-re Salute, domani in edicola gratis con il Cor-riere della Sera, indaga le cause che possono mettere in pericolo la chioma e illustra le tera-pie oggi disponibili per salvarla, compreso il trapianto (non sempre la scelta più efficace). Di genere completamente diverso, ma ugual-mente diffuso è il problema dell’epistassi: la perdita di sangue dal naso che allarma molto, ma che difficilmente è preoccupante (soprat-tutto in un bambino). La maggior parte delle tecniche che si mettono in atto per bloccarlo invece è sbagliata. Esistono diverse tecniche anche per quanto riguarda la ricostruzione del seno dopo un intervento oncologico. Le nuove linee guida del ministero della Salute aiutano a scegliere in sicurezza il tipo di operazione e a valutarne pro e contro. La pandemia ha rallen-tato le normali attività sanitarie, con effetti dif-ferenti sui pazienti. Chi soffre di malattie reu-matiche è tra quelli che hanno subito di più gli effetti negativi del lockdown, tra visite riman-date e terapie interrotte. Unico segnale positi-vo: l’emergenza ha accelerato l’uso di teleme-dicina e comunicazioni tra medico e paziente.
- Più digitale, meno contante per un italiano su tre
Un effetto positivo del Covid c’è: stanno accelerando i pagamenti digitali. Anche in Italia. Più di un cliente bancario retail su tre (il 37%) ha ridotto l’uso del contante (sondaggio con 17.600 risposte fra il 28 maggio e il 19 giugno relative alle ultime tre settimane rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso). Lo dice una ricerca appena pubblicata del Boston Consulting Group, che prevede entro il 2024 nel Paese un incremento fino al 35% delle transazioni con carta (57 pro-capite nel 2019, 103 in Spagna), in uno scenario di ripresa veloce. La tendenza dovrebbe accentuarsi con il bonus sui pagamenti elettronici. «L’Italia è rimasta indietro sui pagamenti digitali, ma è riuscita a reagire come gli altri — dice Carlo Bravin, partner a Milano di Bcg —. Con il bonus si risponde al problema del Paese: non la diffusione delle carte, ma il loro uso. Ci attendiamo una spinta dalla Bce sul cashless, in continuità con gli ultimi anni. E che cambino le abitudini di consumatori, aziende, negozianti». E delle banche, «che stanno ripensando i servizi ai clienti, con più valore aggiunto: anche per le piccole e medie imprese che hanno iniziato a vendere online». Bcg prevede che prosegua perciò il consolidamento del settore. In generale i ricavi da pagamenti per le istituzioni finanziarie sono stimati in crescita nel 2024 in tutto il mondo: +4,4% a 1,8 miliardi di euro nel 2019-2020, in un quadro positivo (ritorno veloce al Pil pre-crisi); in caso di scenario intermedio la stima scende al +2,7% e all’1,1% in caso di impatto più profondo della pandemia. Perché non è scontato che prevalga lo scenario positivo, anzi. Nel quadro peggiore i ricavi da pagamenti in Europa scenderebbero dello 0,9% nel 2019-2024.
- Fmi: il mondo in recessione Bruciati 28 mila miliardi
Il 2020, anno della pandemia, costerà al pianeta una perdita di 28 trilioni di dollari nei prossimi cinque anni, 11 trilioni nel solo biennio 20-21. Il World Economic Outlook, presentato ieri a Washington in occasione degli Annual Meetings, rigorosamente on line come nella primavera scorsa, traccia un bilancio drammatico degli effetti del Covid sul pianeta. La caduta del Pil globale è stata del 4,4 per cento contro un 5,2 stimato in prima battuta, meglio anche la contrazione del commercio mondiale che si arresta al 10,4 e recupera un punto e mezzo. Tutto ciò grazie al rallentamento dell’epidemia, alla fine dei lockdown nei mesi estivi del terzo trimestre e all’intervento di governi e banche centrali. Gli Stati Uniti perdono il 4,3 per cento (con un recupero di 3,7 punti rispetto a quanto si prevedeva in giugno). L’Euroarea lascia sul terreno l’8,3 per cento del Pil (contro il 10,3 registrato in prima analisi) e solo la Cina, da dove tutto è cominciato, dimostra la forza della sua economia, con l’unico segno più in un mare di meno: il suo Pil quest’anno chiuderà a +1,9 per cento. Si conta sul rimbalzo del prossimo anno, ma tenendo conto che, come ha annotato Gita Gopinath, «la ripresa non è certa finché la pandemia continua a diffondersi», in altre parole finché non arriverà il vaccino. Il Pil mondiale potrebbe tornare a crescere del 5,2 per cento (-0,2 rispetto alla stima di giugno), gli Stati Uniti al 3,1 tenendo conto anche dei 2 punti di crescita dovuti allo stimolo di 2.200 miliardi varato nel marzo scorso. «Se gli Usa tornassero presto ai livelli precrisi, ci sarebbero significativi benefici per il mondo intero», ha osservato Gita Gopinath. L’Euroarea, sostenuta dal Next generation, apprezzato dall’Fmi, tornerebbe nel 2021 a quota +5,2 per cento di Pil: intorno a questa cifra i maggiori paesi: Germania (4,2%), Francia (6%), Spagna (7,2%) e Italia (5,2%). Il nostro Paese, in particolare, paga il prezzo più alto del G7 in termini di contrazione del Pil quest’anno con un calo del 10,6 per cento del Pil, un debito che sale al 161,8 per cento e un deficit al 13 per cento.
- Clima, 500 comuni da salvare La mappa dell’Italia fragile
Negli ultimi dieci anni, dice l’Osservatorio Città Clima di Legambiente, sono oltre 500 i comuni colpiti da eventi meteo intensi, quasi mille gli eventi estremi, 400 gli allagamenti che hanno provocato morte e disastri e oltre un centinaio di esondazioni fluviali. Con la crisi climatica in corso, questi eventi stanno diventando sempre più intensi. E anche le zone più colpite, a seconda della loro fragilità, sono spesso le stesse: la Liguria e il Piemonte che soffrono per alluvioni e frane; nel Centro e in Basilicata, ma anche in Sicilia, la siccità aumenta invece il rischio desertificazione. Le zone alpine del Nord Est pagano il prezzo di ghiacciai sempre più assottigliati e anche le aree metropolitane densamente abitate, come le province di Milano e Roma, registrano fra i numeri più elevati di fenomeni meteo intensi. La mappa disegna un’Italia che tra consumo di suolo e dissesto idrogeologico è sempre più esposta a frane, allagamenti, cedimenti. Anche economicamente, le previsioni sono nere: secondo il Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici, senza un cambio di passo e con temperature che aumenteranno fino a 2° centigradi nei prossimi 30 anni, gli impatti del global warming potrebbero costare fino all’8% sul Pil pro capite. «C’è grande preoccupazione — conclude Ciafani — L’Italia deve fare come l’Europa, non solo dotarsi di un piano concreto per combattere la crisi, ma alzare l’asticella degli obiettivi, anche in questo momento complesso. La crisi climatica va affrontata con consapevolezza e condivisione: viaggia più veloce di noi e per fermarla dobbiamo essere uniti ».
- Pensioni, pronto un pacchetto da 200 milioni
La doppia proroga per Ape sociale e Opzione Donna arriverà in manovra assieme a una nuova edizione dell’isopensione, un ampiamento dei contratti di espansione e una “staffetta generazionale” innescata da un part-time negli ultimi tre anni di lavoro dei senior in cambio di assunzioni con decontribuzione piena dei giovani. Il pacchetto previdenza definito per il disegno di legge di Bilancio 2021-2023 è agli ultimi ritocchi e verrà illustrato questa mattina al tavolo con Cgil, Cisl e Uil convocato dal ministero del Lavoro. Un appuntamento che arriva, dopo il precedente round dell’8 settembre (anche a causa della quarantena della ministra Nunzia Catalfo), a poche ore dal Consiglio dei ministri in calendario venerdì proprio per esaminare il Documento programmatico di bilancio e la bozza della manovra. La dote del capitolo pensioni per il primo anno di programmazione si aggira attorno ai 200 milioni, che salgono a circa 500 milioni nel 2022 e 640 milioni nel 2023. E potrebbe comprendere una nuova salvaguardia per i cosiddetti lavoratori esodati (la nona, per 4.500/6.000 soggetti), anche se non è da escludere che questa finestra di anticipo valida fino al gennaio del 2022, possa poi essere recuperata nelle prossime settimane con un emendamento parlamentare.
- Caltagirone sale ancora in Generali
Francesco Gaetano Caltagirone si porta ben oltre il 5% di Generali. E in prospettiva salirà ancora. L’imprenditore romano, stando alle comunicazioni di internal dealing, ha acquistato complessive 525mila azioni del gruppo assicurativo, pari allo 0,3%, salendo così al 5,325%. Ad acquistare sono state la Caltagirone spa (425mila azioni a un prezzo medio di 12,5122 euro) e la Finced (100mila azioni al prezzo medio di 12,4796 euro). L’esborso totale è stato di 6,57 milioni di euro.
- L’impatto dei rischi politici sulle aziende
I disordini civili, come le proteste e le rivolte, sfidano il terrorismo come principale rischio politico per le aziende. Recentemente, eventi come le proteste dei “gilet gialli” francesi (perdite assicurate per circa 90 milioni di dollari), così come i disordini in Cile (circa 2 miliardi di dollari), Hong Kong (77 milioni di dollari), Bolivia (170 milioni di dollari) ed Ecuador (821 milioni di dollari) hanno messo in evidenza la volatilità delle aziende per l’impatto dei rischi politici e della violenza, causando danni fisici ma anche impedendo a molte imprese di svolgere la propria attività. Quasi 50 paesi hanno assistito a un’ondata di disordini civili nel 2019, secondo il Verisk Maplecroft Political Risk Outlook 2020. In particolare, nel 2020, i disordini razziali in seguito alla morte di George Floyd hanno sfidato le autorità a controllare le folle e a proteggere le proprietà. Le perdite per le imprese in almeno 40 città in 20 stati degli Stati Uniti potrebbero avvicinarsi al disordine civile più costoso della storia degli Stati Uniti. (I disordini di Rodney King del 1994 a Los Angeles hanno causato danni per 1,42 miliardi di dollari – nel 2020, secondo l’Insurance Information Institute).
- La crisi sanitaria costerà 5 miliardi di euro all’anno al sistema pensionistico