di Anna Messia
Le assicurazioni italiane sembrano avere gli anticorpi necessari per uscire indenni dalla crisi provocata da Covid. Se alle banche europee la pandemia ha causato un calo vertiginoso dei rendimenti sul capitale (roe) azzerati nel secondo trimestre rispetto al 6% dello stesso periodo 2019 a causa delle pesanti rettifiche sui crediti (MF-Milano Finanza del 7 ottobre), nel caso delle compagnie assicurative della Penisola quest’anno si potrebbe assistere addirittura a una replica della redditività record che era stata registrata nel 2019, quando il dato complessivamente del return on equity era stato del 12,9%. Le stime sono inevitabilmente ancora parziali ma il primo semestre dell’anno per le imprese assicurative italiane è stato positivo sotto diversi punti di vista. Per quanto riguarda la redditività del ramo danni la scarsissima diffusione delle polizze assicurative per interruzione del business ha evitato perdite alle imprese italiane che invece in altri Paesi sono state molto pesanti. Basti pensare ai Lloyd’s di Londra che per la pandemia hanno registrato sinistri di oltre 5 miliardi di sterline. Nel caso dell’Italia l’impatto è stato praticamente nullo ma, come negli altri mercati, c’è stato invece l’effetto positivo del lockdown. Lo stop alla circolazione delle auto e all’attività delle industriali ha fatto registrare una forte frenata dei sinistri e le prime stime ipotizzano un miglioramento del combined ratio del ramo danni di sistema (che misura i sinistri rispetto ai premi) di circa 10 punti percentuali per il 2020. L’anno scorso il return on equity del settore danni era stato pari complessivamente al 9,3% e quest’anno l’andamento, sempre secondo i primi dati, si starebbe muovendo in linea con quel trend. Diverso è il caso del settore vita che lo scorso anno aveva registrato un return on equity del 14,5%, anche questo da primato visto che era stato il dato più alto degli ultimi dieci anni. Per quanto riguarda il comparto Vita nel primo semestre dell’anno la redditività ha risentito inevitabilmente della volatilità dei mercati e della ripresa dello spread sui titoli di Stato italiani ma dal punto di vista del business la flessione è stata contenuta. I dati, in questo caso, li ha forniti l’Ania, l’associazione delle imprese di assicurazioni, che ha evidenziato il fatto che, nonostante il forte calo della raccolta premi per il blocco delle attività, il flusso netto (pari alle nuove sottoscrizioni meno i riscatti) è rimasto positivo nel primo semestre, sia nel ramo primo (le polizze tradizionali) sia nel ramo terzo (ovvero le unit linked che investono in fondi comuni).
L’andamento mostra un flusso netto di raccolta di 5 miliardi a trimestre con un calo complessivo rispetto al primo semestre del 2019 limitato a un -13%. Anche nel ramo Vita le assicurazioni italiane sembrano quindi avere gli anticorpi necessari per superare gli affetti della pandemia e se lo spread sui titoli di Stato continuerà a mantenersi sui livelli attuali, come pure l’andamento dei mercati azionari, le imprese potrebbero addirittura replicare anche in questo caso il risultato record che era stato raggiunto nel 2019. Tanto che c’è chi ancora si chiede se sia il caso di mantenere sul settore l’invito a rinviare lo stacco delle cedole anche per chi mostra livelli di Solvency II elevati. A differenza delle banche le assicurazioni sembrano avere in cassa risorse e riserve in abbondanza per dare soddisfazione agli azionisti e pagare dividendi che possono rivelarsi decisamente utili in momenti di crisi economica. (riproduzione riservata)
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