GIURISPRUDENZA

Autore: Laura Opilio e Sara Nicole Cancedda
ASSINEWS 323 – ottobre 2020  

La pandemia da COVID-19 ha avuto effetti drammatici sull’economia globale: la sospensione delle attività di impresa durante il lockdown ha causato una fortissima contrazione, se non un vero e proprio azzeramento, delle entrate, con conseguenti perdite economiche ingentissime per molte imprese. Rispetto a tale situazione, è prevedibile l’attivazione delle polizze cd. “Business Interruption”, che offrono una copertura delle perdite derivanti dal mancato profitto o delle maggiori spese che derivino dal verificarsi di eventi determinanti l’interruzione dell’attività d’impresa.

Nella gran maggioranza dei casi, questo genere di polizze costituisce un’estensione delle polizze cosiddette “Property”, che tutelano il complesso dei beni aziendali da eventi materiali dannosi, ma vi sono altresì polizze Business Interruption autonome, slegate dalle polizze Property, e polizze Contingent Business Interruption, che tutelano rispetto all’interruzione dell’attività d’impresa che colpisca fornitori o clienti.

Più nello specifico, le polizze Business Interruption legate ad una polizza Property operano al verificarsi di un danno materiale diretto al patrimonio aziendale, in conseguenza del quale l’impresa si trovi ad affrontare un fermo delle proprie attività. Un esempio comune sono le polizze che assicurano i beni aziendali contro gli eventi calamitosi, quali ad esempio gli incendi e i fenomeni atmosferici, oppure contro i furti. Tale tipologia di polizza ha come limite il fatto che la concreta operatività sia connessa al verificarsi di un danno materiale al patrimonio aziendale, al quale deve essere causalmente connessa l’interruzione del business.

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