di Luisa Leone
Prende forma il trasloco di Sace sotto le insegne del ministero dell’Economia, e secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, si andrebbe verso lo spezzatino del polo dell’export, con lo scorporo di Simest che rimarrebbe sotto l’egida di Cassa Depositi e Prestiti. Il dado non è ancora tratto ma l’orientamento del governo sarebbe questo, la soluzione infatti, da un lato permetterebbe di non urtare la suscettibilità del ministero degli Esteri, che punta molto su Simest per il sostegno alle esportazioni, e dall’altro potrebbe abbassare il conto per il Mef. Il decreto Agosto ha infatti stanziato fino a 4,5 miliardi per il riassetto del gruppo Sace-Simest, senza entrare nel dettaglio di come questo debba realizzarsi. Ma è ormai chiaro che l’intenzione dell’esecutivo sia quella, una volta riportato il controllo del gruppo assicurativo sotto il ministero dell’Economia, di formalizzarne anche il passaggio di proprietà. Il decreto Liquidità infatti ha affidato a Sace la responsabilità della gestione delle garanzie sul credito ai grandi gruppi del Paese, contemporaneamente riportandone la supervisione direttamente sotto il Tesoro, avviando il percorso di rientro nell’alveo pubblico della società guidata dall’amministratore delegato Pierfrancesco Latini, a meno di dieci anni dal suo acquisto da parte di Cdp proprio dal Mef.
Per portare a termine l’operazione dovrebbe essere nominato un advisor, anche se al momento l’incarico non sarebbe ancora stato affidato, ma la cifra indicata nel decreto non è casuale. Cassa infatti ha acquistato Sace e Simest nel 2012 per circa 6,5 miliardi di euro. Da allora il gruppo assicurativo ha staccato dividendi straordinari per circa 2 miliardi di euro, ed ecco che si arriva all’esborso massimo per lo Stato indicato nel provvedimento, che al momento è in conversione al Senato, dove dovrebbe arrivare in Aula per il prossimo 5 ottobre, per poi passare rapidissimamente alla Camera, per essere convertito entro la scadenza del 15 di ottobre. I denari per l’acquisto di Sace dovrebbero venire da parte dei 44 miliardi stanziati per il Patrimonio Destinato di Cdp, dote gestita dalla società guidata da Fabrizio Palermo per intervenire nel capitale delle grandi (sopra 50 milioni di fatturato) imprese in crisi e in quelle strategiche a condizioni di mercato. Ma il punto è che il ministero ovviamente vorrebbe alleggerire il più possibile l’assegno da staccare alla sua controllata, e anche per questo il ruolo dell’advisor incaricato della valutazione della società assicurativa sarà fondamentale.
Sul fronte della governance, infine, sembrerebbe che il Tesoro sia orientato a non procedere, almeno nell’immediato al ricambio del borad di Sace, che quindi potrebbe vedere rimanere al suo posto sia Latini che il presidente Rodolfo Errore. D’altronde le nomine si sono sempre dimostrate un file da maneggiare con cura per dalla maggioranza di governo. (riproduzione riservata)
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