di Matteo Rizzi
Tasse di successione in calo, ma aumenta il peso delle eredità. La quota di eredità e donazioni rispetto al reddito nazionale è passata dall’8,4% nel 1995 al 15,1% nel 2016, ma il gettito dell’imposta di successione è drasticamente crollato (riducendosi di due terzi), passando dallo 0,15% al 0,05% del gettito totale. Sono i risultati di una ricerca condotta da Paolo Acciari (dirigente della Direzione studi e ricerche economico fiscali del ministero dell’economia e delle finanze) e Salvatore Morelli (senior scholar presso lo Stone center on socio-economic inequality di New York) pubblicata sul National bureau of economic research.

Il peso delle eredità e delle donazioni in Italia aumenta. Il flusso dei lasciti è passato da 38,2 miliardi nel 1995 a 112,26 miliardi nel 2016, con una percentuale compresa tra il 4,6% e l’8,1% del reddito nazionale totale. Inoltre, secondo i dati ufficiali del Ministero dell’Economia e delle Finanze, il totale delle donazioni annue dichiarate è aumentato da 10 miliardi nel 2007 a 24 miliardi nel 2016.

I trasferimenti di ricchezza, compresi i lasciti, le eredità e le donazioni inter-vivos, sono risorse economiche cruciali per le famiglie. In generale, in tutti i paesi ricchi, è aumentata notevolmente la loro quota rispetto al reddito negli ultimi decenni. Tuttavia questa tendenza sembra essere più rilevante in Italia: la ricerca individua che i trasferimenti patrimoniali all’anno sono quasi raddoppiati rispetto al reddito disponibile delle famiglie negli ultimi 20 anni, passando da circa il 9,6% nel 1995 al 18,5% nel 2016. Al contrario, la ricchezza accumulata attraverso il risparmio è scesa dal 16% del reddito nel 1995 al 3,2% nel 2016. Questa è un’indicazione importante che mostra come la ricchezza «auto-costruita» sia diminuita rispetto a quella della ricchezza ereditata.

Nello stesso periodo, anche la ricchezza lasciata alla morte è diventata sempre più concentrata: i patrimoni milionari valevano il 14% del patrimonio totale a metà degli anni Novanta e quasi il 25% nel 2016. Le proprietà lasciate alla morte dal 0,01% dei deceduti più ricchi (individui con un patrimonio superiore a 17 milioni), era di circa l’1% alla fine degli anni Novanta. Nel 2016, la quota è quasi triplicata al 3%. Una crescente concentrazione di eredità lasciate alla morte può implicare una crescente concentrazione di eredità nel tempo, generando, a sua volta, profonde implicazioni per la mobilità del patrimonio. In un contesto di rallentamento della crescita economica, cresce la preoccupazione per un potenziale ritorno al «capitalismo patrimoniale», spiegano i ricercatori, in cui la ricchezza e il relativo potere di influenza e controllo sulle risorse produttive sono sempre più concentrati, e la ricchezza dei genitori è la chiave per determinare le opportunità di vita. Solo una piccola parte dei beni immobili è soggetta all’imposta di successione. A metà degli anni 90, tra l’8 e il 9% delle proprietà immobiliari ha pagato imposte, e l’importo medio pagato è stato di circa 20-25 mila euro. Nel 2016 la quota di immobili soggetti all’imposta di successione è aumentata leggermente fino a poco più del 10%, mentre l’imposta media pagata per ogni singolo immobile è più che dimezzata, circa 10 mila euro.
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