Pagina a cura di Andrea Mascolini
Nell’emergenza Covid-19, fra marzo e aprile, l’importo medio degli affidamenti diretti nel settore sanitario è stato di 719 mila euro e per le procedure negoziate di 1,4 milioni; il 41,1% della spesa è stata gestita dal commissario straordinario e dal dipartimento per la Protezione civile; la spesa media pro-capite per contagiato è stata di 42,61 euro. Sono questi alcuni dei principali dati dell’articolata e dettagliata analisi dell’Autorità nazionale anticorruzione che nei giorni scorsi ha emesso il report di seconda fase dell’indagine conoscitiva sugli affidamenti effettuati nel periodo marzo-aprile 2020.
Nel report l’Anac ha evidenziato il ruolo chiave svolto dal commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica, che ha gestito procedure per un valore pari a poco più di un terzo (35%) della spesa nazionale. L’Anac osserva che se si somma a questo dato l’importo delle procedure svolte dal dipartimento per la Protezione civile, il 41,1% della spesa nazionale (circa 2,38 mld di euro) è passata attraverso questi due soggetti i cui affidamenti, seppur effettuati a livello centralizzato, hanno avuto impatto sulle esigenze di tutta la popolazione italiana.
Gli acquisti a livello centralizzato si sono concentrati soprattutto nell’acquisto di mascherine (per il 75,9% della spesa nazionale) e di ventilatori e altri strumenti per ossigenoterapia (per il 58,1%). Per il resto sono state le Regioni a farsi carico della quota maggioritaria della spesa.
Le procedure in base alla scelta del contraente più utilizzate sono state quelle non ad evidenza pubblica (85% dei casi) e per il 93% della spesa complessiva. Gli importi medi di questi affidamenti sono stati pari a 724mila euro per gli affidamenti diretti e a 1.410.000 euro per le procedure negoziate senza previa pubblicazione del bando. Inoltre, sebbene numericamente il 67,3% di esse (pari al 3,2% del valore) sia di importo inferiore ai 150mila euro, l’80% della spesa complessiva corrispondente alle due tipologie di procedure è rappresentato da appalti di importo superiore ai 5 milioni di euro.
Data la situazione attuale, ben lontana dalle criticità di marzo e aprile, l’Autorità sostiene quindi, de iure condendo, che «forse sussistono le condizioni per poter valutare l’opportunità di eliminare le deroghe al Codice dei contratti per gli affidamenti espletati dai soggetti attuatori di cui al comma 1 della citata ordinanza n. 630.
Dal punto di vista delle stazioni appaltanti si è fatto massiccio ricorso alla centralizzazione degli appalti (per il 78,4% della spesa complessiva), considerato dall’Anac come un «risultato insperato» visto che «spesso il ricorso a centrali di committenza e a soggetti aggregatori viene visto come causa di complessità e di dilatazione dei tempi, laddove in una situazione emergenziale il fattore tempo è di vitale importanza». Ben 7 regioni che hanno fatto ricorso alle centrali di committenza e ai soggetti aggregatori regionali per meno dell’1% della spesa, e 8 che vi hanno fatto ricorso per più del 50%.
La spesa pro-capite per l’emergenza, sostenuta da ogni singola regione, varia da un minimo di 4,79 euro in Molise fino ad un massimo di 101,19 euro in Toscana, per una media che si attesta a 42,61 euro. Il rapporto tra la spesa regionale e il numero di contagiati della regione al 30 aprile è caratterizzato da un’alta variabilità: si va dai 76.308 euro per contagiato della Campania ai 3.939 euro della Valle d’Aosta. Il valore nazionale si attesta a 28.180 euro. La Lombardia, all’apice come numero di contagi, registra una spesa per contagiato pari a 5.178 euro, terz’ultima in graduatoria.
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