di Luca Gualtieri
Subito dopo la pausa di Ferragosto riprenderà il processo di integrazione di Ubi Banca in Intesa Sanpaolo. Conclusa alla fine di luglio l’opas, Ca’ de Sass (attestata oggi al 90,2% del gruppo lombardo guidato da Gaetano Miccichè) è pronta a lanciare l’offerta residuale sulle azioni non apportate. Il periodo di presentazione delle richieste di vendita da parte dei soci si aprirà lunedì 24 agosto per concludersi l’11 settembre, mentre il pagamento sarà effettuato il 17 settembre. Due le possibilità di pagamento: nel primo caso l’investitore riceverà il corrispettivo originario dell’offerta, ossia 17 azioni Intesa per ogni 10 di Ubi più la componente cash di 0,57 euro. Nel secondo caso potrà vendere in cambio di un corrispettivo tutto in denaro. In quest’ultimo caso per stabilire il prezzo bisognerà fare la media del valore del titolo nelle ultime cinque chiusure di borsa a ritroso dal 30 luglio. Se al termine dell’offerta residuale Intesa si troverà sopra il 95%, l’ultima tappa del lungo iter borsistico prima del delisting sarà lo squeeze-out; in sostanza Ca’ de Sass potrà ritirare tutte le rimanenti azioni Ubi in circolazione, riconoscendo ai soci la stessa contropartita prevista dall’offerta e balzando così al 100% del gruppo lombardo. «Il delisting di Ubi da Piazza Affari», spiegava ieri una nota di Ca’ de Sass, «è atteso per il 18 settembre a meno che, a seguito della conclusione del periodo di obbligo di acquisto, Intesa non abbia raggiunto il 95% del capitale, nel qual caso Borsa Italiana disporrà la sospensione delle azioni tenendo in considerazione i tempi previsti per l’esercizio del prossima tappa e le azioni ordinarie di Ubi saranno revocate dalla quotazione sul Mercato Telematico Azionario di Piazza Affari a decorrere dal giorno di borsa aperta successivo a quello di pagamento del corrispettivo dell’obbligo di acquisto, ossia il prossimo 18 settembre».
Con o senza azionisti di minoranza, comunque, Intesa porterà avanti il piano di integrazione; entro metà ottobre l’assemblea sarà chiamata a nominare il nuovo board cui spetterà gestire l’integrazione. Le tappe principali di tale processo saranno poi la cessione del ramo bancario con gli attivi e passivi correlati a Bper, la riduzione dei crediti deteriorati e l’accordo sindacale per le uscite volontarie. L’assemblea della primavera 2021 sarà quindi chiamata ad approvare la fusione di Ubi in Intesa Sanpaolo. A quel punto si tratterà di integrare il management dei due gruppi, un processo particolarmente delicato soprattutto per quanto riguarda le strutture centrali.
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