di Oscar Bodini
Pace fatta tra Exor e Covéa dopo le incomprensioni sorte nei mesi scorsi in seguito alla decisione dell’istituto francese di non onorare gli impegni assunti in precedenza e legati all’acquisizione del gigante della riassicurazione PartnerRe dalla holding degli Agnelli-Elkann. Secondo quanto è stato comunicato ieri in serata le parti hanno raggiunto un accordo in base al quale Covéa investirà 1,5 miliardi, metà con Exor e metà in veicoli di riassicurazione per scopi speciali gestiti dalla stessa PartnerRe. Un importo di 750 milioni di euro costituirà un tesoretto che potrà essere impiegato per cogliere «opportunità d’investimento» ancora da individuare, insieme a Exor. I restanti 750 milioni di euro, soggetti a un periodo di lock-up da tre a cinque anni, verrà invece destinato a supportare una serie di strumenti riassicurativi gestiti da PartnerRe. La ricomposizione della frattura arriva dopo settimane in cui le parti hanno passato al setaccio le diverse alternative percorribili, individuando alla fine una soluzione che viene definita win-win e migliorativa rispetto all’ipotesi iniziale. Non è un caso se, commentando l’accordo raggiunto- il presidente e amministratore delegato di Exor, John Elkann, ha sottolineato che «dopo aver deciso definitivamente di continuare il nostro progetto per costruire uno dei leader mondiali tra i riassicuratori indipendenti, ora siamo più che felici di aver potuto concordare con Covéa una cooperazione costruttiva che si estende anche ad altri settori della nostra attività».
Si chiude dunque senza strascichi in tribunale una vicenda che era iniziata il 12 maggio scorso, quando Covéa aveva frenato sull’offerta da 9 miliardi di euro pattuita qualche mese prima per aggiudicarsi PartnerRe. Un passo indietro decretato a valle del tentativo infruttuoso di rinegoziare le linee guida dell’accordo, alla luce del nuovo scenario legato all’emergenza sanitaria creatasi nel frattempo: una situazione che secondo il gruppo guidato da Thierry Derez avrebbe dovuto portare a una revisione dell’importo messo sul piatto, con metriche di calcolo da attualizzare al ribasso. Ipotesi quest’ultima rigettata al mittente da Exor, che aveva richiamato il gruppo francese al rispetto degli impegni. (riproduzione riservata)
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