Nonostante il complicato contesto socio-economico ai tempi del Covid-19, la professione di risk manager non sembra subire rallentamenti. Anzi, secondo l’ultimo report condotto su scala europea dalla Federation of European Risk Management Association (FERMA) i risk manager continuano a crescere anche se manifestano una certa preoccupazione per le condizioni “hard” del mercato assicurativo, che significa inasprimento in alcune linee di sottoscrizione con l’effetto di un maggior costo delle polizze e una minore disponibilità della capacità assicurativa.
Secondo il report del FERMA, in un’ottica temporale di breve (12 mesi) e medio periodo (3 anni), la minaccia più significativa per le imprese è rappresentata dal rischio cyber, segmento dove il furto dei dati e le frodi continuano a crescere.
Le condizioni di estrema incertezza economica sono nel breve termine la seconda fonte di preoccupazione, ma i timori si attenuano su un orizzonte temporale di medio periodo, mentre in un’ottica di lungo periodo (10 anni) sono i rischi legati alla sostenibilità a fare più paura: cambiamenti climatici (1° posto) ed eventi meteorologici estremi (3° posto).
Il presidente di FERMA, Dirk Wegener, ha fatto notare che il report “è stato realizzato prima che le implicazioni del Covid fossero chiare, ma ciò che emerge è che il risk manager sta collaborando in maniera significativa con le organizzazioni per aiutarle nella fase di ripartenza e di recupero delle condizioni di sostenibilità. La crisi del Covid-19 ha accentuato il peso dei maggiori rischi: cyber risk, incertezza economica e sostenibilità”.
Se da un lato i risk manager dimostrano di essere in grado di poter affrontare il contesto sfidante post-pandemico, dall’altro sono fonte di preoccupazioni le mutevoli condizioni del mercato assicurativo che dopo un lungo tempo in cui contavano soprattutto i volumi, è entrato ora in una fase “hard”. Il 90% dei risk manager intervistati teme limitazioni ed esclusioni per specifici rischi emergenti; l’88% è preoccupato per i cambiamenti nelle condizioni di mercato, il 68% è preoccupato per la concentrazione nel mercato assicurativo.
Di conseguenza, le captives stanno godendo di una maggiore attenzione, con il 43% dei risk manager che prendono in considerazione questa opzione rispetto al 15% del 2018.
Una percentuale non trascurabile di risk manager (27%) sta pensando di utilizzare una captive esistente per i rischi più difficili da collocare, a fronte del solo 1% del report del 2018, mentre il 16% prevede di crearne una nuova (14% nel 2018).
“Dopo il Covid-19 il mercato è diventato più instabile e difficile, con gli assicuratori che affrontano perdite istantanee di fatturato, perdite dovute agli indennizzi e minori ricavi dagli investimenti”, ha aggiunto Wegener. “La capacità di alcune linee di business può essere molto limitata e costosa. Le competenze e l’esperienza dei risk manager saranno particolarmente utili per proteggere le aziende proprio in questa fase estremamente delicata”.