“Non posso dire nulla sui tempi, ma posso dire che stiamo dialogando con Ivass per dare la possibilità alle assicurazioni di fare prodotti come i Pir alternativi. Stiamo ragionando non solo sulla cedibilità del credito di imposta”. Sono parole di Stefano Scalera, vice-capo gabinetto del ministero dell’economia, intervenuto al convegno “Pir: il risparmio al servizio dell’economia reale. Dai mercati quotati agli strumenti illiquidi”, in occasione del Salone del Risparmio. Scalera ha spiegato che il ministero sta anche lavorando con l’agenzia entrate alla circolare per le indicazioni operative su Pir alternativi.
“I primi Pir di fatto si sono specializzati su piccole e medie imprese quotate o in via di quotazione e ci sono stati numeri importanti. Poi sono stati fatti degli aggiustamenti guardando anche alle imprese non quotate”.
Con il decreto legge dello scorso 19 maggio è stata introdotta un’importante integrazione alla normativa dei Pir, aprendo le porte al mondo delle società non quotate e di minori dimensioni, con i cosiddetti Pir alternativi. “L’obiettivo – ha aggiunto Scalera – è di rilanciare gli investimenti e mettere il risparmio privato nell’impresa e quindi nel Paese che produce”.
Si tratta di una misura di carattere strutturale volta a incentivare gli investimenti, sia in capitale di rischio sia in capitale di debito, nell’economia reale, potenziando la capacità dei piani di risparmio a lungo termine (Pir) lanciati nel 2017 e reintrodotti lo scorso settembre, dopo una serie di modifiche di legge.
“Il decreto di maggio integra quanto abbiamo fatto a settembre quando Pir sono tornati ad avere vincoli di investimento che hanno consentito al mercato di avere vincoli sottoscrivibili”, ha detto Scalera, sottolineando che sono ammessi nei Pir alternativi strumenti non quotati.
Scalera ha anche ricordato che “i Pir alternativi, come quelli ordinari, possono essere realizzati in modo diverso e con ampie categoria di strumenti”. Il limite all’entità degli investimenti è superiore a quella del Pir tradizionale (30 mila euro annui e 150 mila euro complessivi).
In pratica chi investirà nei nuovi Pir potrà contare su un investimento massimo detassabile pari a 150mila euro annui fino a un valore complessivo di 1,5 milioni di euro. Si tratta di investimenti con soglie rafforzate che si adattano a una clientela più evoluta. Il vincolo di concentrazione degli investimenti è pari al 20% (rispetto al 10% dei Pir tradizionali)
La norma consente la costituzione del nuovo Pir attraverso un’ampia categoria di intermediari. Gli investimenti qualificati di tale nuova tipologia di Pir, infatti, possono essere effettuati, oltre che tramite Oicr aperti e contratti di assicurazione sulla vita e di capitalizzazione, anche tramite Fia, quali, a mero titolo semplificativo: Eltif, fondi di private equity, fondi di private debt e fondi di credito.