di Michele Damiani
Contributi a fondo perduto preclusi ai professionisti ordinistici e fruibili da quelli iscritti alla gestione separata, a patto però che non abbiano goduto del bonus di 600 euro per il mese di marzo. Sul versante bonus, limiti di reddito per le casse private e non per le partite Iva iscritte all’Inps, che però ne avranno per accedere al bonus di maggio. Bonus baby sitter solo per il lavoratori autonomi che versano all’Istituto nazionale di previdenza. Il ventaglio di misure predisposte dal governo per sostenere il mondo professionale, prima con il Cura Italia e ora con il decreto Rilancio, presenta delle differenze a seconda dell’iscrizione previdenziale delle partite Iva. Già il Cura Italia presentava delle divergenze: per quanto riguarda i bonus, ad esempio, il testo approvato dal Cdm non prevedeva esplicitamente un intervento per gli iscritti alle casse private, ma piuttosto l’istituzione di un Fondo per il sostegno al reddito che poi, con un decreto del Ministero del lavoro, è stato destinato all’erogazione delle indennità. Il decreto però, a differenza di quanto previsto per gli iscritti all’Inps, prevedeva limiti di reddito per l’accesso al bonus: massimo 35 mila euro nel 2019 o 50 mila con una riduzione del reddito del 33% nel primo trimestre 2020 rispetto al primo trimestre 2019. L’altra differenza riguarda i contributi a fondo perduto; commercialisti, avvocati ecc. non potranno accedere ai finanziamenti. Gli iscritti alla gestione separata si, ma solo se non hanno già goduto del bonus di marzo. Differenza ulteriore per gli iscritti alla gestione Ago: si al fondo perduto, ma niente bonus per maggio. Infine, il Cura Italia aveva introdotto norme speciali sui congedi parentali, con la possibilità richiedere in alternativa un bonus baby sitter di 1.200 euro (il decreto Rilancio lo ha alzato, prima era di 600). Questo, però, solo per i professionisti iscritti alla gestione separata.
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