di Luciano Mondellini
Nei corridoi dei palazzi torinesi qualche storico conoscitore di casa Agnelli sottovoce lo aveva bisbigliato. «Con tutto quello che sta succedendo a causa del Covid-19, sarà difficile per Exor concludere la cessione di PartnerRe per 9 miliardi (di dollari, ndr) cash», aveva spiegato.
La profezia si è avverata ieri sera a borsa già chiusa, quando con una nota ufficiale la holding presieduta da John Elkann ha spiegato di avere preso atto della rinuncia dei francesi di Covéa ad acquistare PartnerRe secondo i termini del Memorandum of Understanding firmato il 3 marzo 2020. Un accordo che prevedeva un prezzo di 9 miliardi di dollari per l’intera società di riassicurazioni (posseduta al 100% da Exor) e che permetteva alla holding di casa Agnelli un guadagno netto di circa 3 miliardi di dollari, visto che Exor aveva acquistato nel 2016 la società basata alle Bermuda a un prezzo di 6,7 miliardi di dollari, ma che nel frattempo aveva fruttato 660 milioni in dividendi, oltre ai 50 che si sarebbero aggiunti in sede di perfezionamento dell’operazione.
Exor ha spiegato di aver saputo della decisione di Covéa ma nel contempo di essere conscia «delle positive prospettive di PartnerRe, che gode di uno dei più alti indicatori di capitale e di liquidità del settore riassicurativo a livello globale e che si prevede non avrà sostanziali impatti dalla pandemia Covid-19».
Il consiglio della holding ha quindi ribadito con fermezza che «una cessione di PartnerRe a condizioni inferiori rispetto a quelle stabilite nel Memorandum non riflette il valore della società». «Nel suo tentativo di rinegoziare i termini già concordati, Covéa», ha continuato la nota di Exor, «non ha mai fatto cenno all’esistenza di un sostanziale cambiamento peggiorativo, incluso il rischio pandemico, o a qualsiasi altro problema in PartnerRe, tali da spiegare il suo rifiuto a onorare i suoi impegni secondo i termini del memorandum ed Exor ritiene che tali presupposti non sussistano».
La nota di Exor ha fatto sapere che la holding si impegna ora a sostenere la crescita della società di riassicurazioni. Insomma, tutto si può dire tranne che John Elkann l’abbia presa bene. Possibile, viste le parole del comunicato («nel suo tentativi di rinegoziare i termini già concordati»), che i francesi abbiano cercato di ottenere uno sconto sul prezzo di acquisto, che Elkann non ha voluto concedere perché non aveva intenzione di scendere sotto i 9 miliardi di dollari (tra l’altro, sembra che i primi mesi del 2020 stiano andando bene).
A stretto giro di posta è arrivata comunque anche la spiegazione di Covéa, che ha confermato come l’impatto del coronavirus non abbia più reso possibile per la società francese completare l’acquisizione di PartnerRe. «Alla luce delle attuali condizioni senza precedenti e delle grandi incertezze che pesano sulle prospettive economiche mondiali, Covéa ha fatto sapere a Exor che il contesto non permette di realizzare il progetto di acquisizione di PartnerRe secondo i termini inizialmente concordati», ha spiegato la società transalpina.
Per Elkann si tratta della seconda operazione nel giro di un anno che salta all’ultimo momento. E sempre con controparti francesi. All’inizio di giugno 2019 era infatti stata bloccata all’ultimo momento la fusione tra Fca e Renault, con un clamoroso colpo di scena. E di lì a poco Elkann avrebbe iniziato a lavorare all’aggregazione con Peugeot. (riproduzione riservata)
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