di Anna Messia
Le società di risparmio e di consulenza finanziaria cercano di resistere alla crisi e all’incertezza generata dal coronavirus. Da Mediolanum ad Azimut ad Anima, le imprese del settore stanno dimostrando con i numeri di avere la forza per far fronte a un periodo di emergenza senza precedenti. Il mese più difficile è stato marzo, quando sono schizzati i riscatti, ma già ad aprile la situazione è in buona parte rientrata e i consulenti finanziari alle prese con il lockdown hanno dimostrato di riuscire a lavorare bene anche in remoto, grazie agli importanti investimenti tecnologici che le società hanno realizzato negli ultimi anni.
Ieri Mediolanum ha fatto sapere di aver chiuso il trimestre con un utile netto di 72,2 milioni, in linea con lo stesso periodo 2019 e da inizio anno (aprile compreso) la raccolta netta ha raggiunto 4,3 miliardi rispetto ai 4,6 miliardi dell’intero anno scorso. Tanto che il target di 5 miliardi di raccolta complessiva che Mediolanum aveva fissato per il 2020 potrebbe a questo punto essere superato, come dichiarato dall’amministratore delegato, Massimo Doris, che ha fatto sapere di aspettarsi anche una crescita del gestito: nei primi quattro mesi ha pesato per 1 miliardo e il target 2020 è di 3,5-4 miliardi, rispetto ai circa 3 miliardi dello scorso anno. Insomma la rete dei family banker Mediolanum in periodo di Covid-19 sembra pronta addirittura ad accelerare, anche se restano le incognite sull’utile di fine anno (565 milioni nel 2019) a causa della volatilità dei mercati che incide inevitabilmente sulle masse e sulle commissioni.
Nei primi quattro mesi dell’anno la raccolta di Azimut è stata positiva per 1,2 miliardi e nel primo trimestre le commissioni ricorrenti sono state di 193 milioni, in crescita del 14% rispetto allo stesso periodo 2019. La rete ha registrato 31 nuovi ingressi, portando il totale dei consulenti a fine marzo a 1.804 persone. La società ha confermato il dividendo di 1 euro mentre l’utile è risultato in frenata, a 48,5 milioni rispetto a 90,9 milioni del primo trimestre dello scorso anno. «Sono numeri frutto della resistenza del nostro modello di business integrato e sono la riprova di una struttura commissionale variabile allineata con gli interessi dei clienti», sottolinea il presidente di Azimut, Pietro Giuliani. Mentre gli analisti di Banca Akros hanno confermato sulla società il rating accumulate con target price di 16,5 euro, giudicando in linea con le attese i flussi di aprile (223 milioni), che hanno evidenziato un miglioramento su base mensile sia per qualità sia per dimensioni.
Il virus non ha fermato neppure Anima, che è riuscita a chiudere il trimestre con un utile netto di 38,6 milioni, +41% rispetto allo stesso periodo 2019, e commissioni nette di gestione a 71,3 milioni (+2%). Numeri che dimostrato l’«elevato livello di resilienza della nostra attività che garantisce, anche in questo momento complicato, la possibilità di cogliere eventuali opportunità di consolidamento del settore che si dovessero presentare e una politica di importanti ritorni per gli azionisti», commenta Alessandro Melzi d’Eril, appena nominato ad di Anima. Mentre Fineco in aprile ha raccolto 959 milioni, in crescita dell’89% su base annua, e lunedì pubblicherà la trimestrale. (riproduzione riservata)
Doris: i nuovi Pir possono essere la chiave per sostenere la ripresa
Massimo Doris
di Anna Messia
La soddisfazione per come si è mossa la sua rete di family banker in tempo di emergenza è palpabile nelle parole del ceo di Banca Mediolanum, Massimo Doris: «Anche questa volta siamo riusciti a far comprendere ai nostri clienti che quando i mercati scendono si presentano occasioni di investimento. A marzo, quando Assogestioni registrava un dato di sistema pesantemente negativo abbiamo registrato una raccolta gestita positiva per 156 milioni» e in questo difficile periodo, «grazie alle nuove tecnologie su cui abbiamo spinto molto negli anni passati, i nostri consulenti sono stati vicini ai clienti addirittura più che in una situazione di normalità».
Il risultato è che, nonostante il virus, Banca Mediolanum potrebbe alzare l’asticella dell’obiettivo di raccolta 2020 oltre i 5 miliardi. Il settore sta quindi mostrando di saper fare fronte a questo complicato momento ed è pronto anche a dare il suo contributo per la ripartenza dell’Italia. Tramite i nuovi pir, per esempio. «I piani individuali di risparmio sono stati una buona invenzione, poi hanno subito uno stop ancora prima del coronavirus e farli ripartire ora potrebbe essere difficile», ma si tratta di uno strumento «molto utile per sostenere l’Italia in questo periodo e dare sollievo alle casse statali, chiamando a raccolta risparmio privato». La proposta di Assogestioni, spiega Doris, è lanciare nuovi pir che possano investire in strumenti illiquidi, «con incentivi fiscali importanti e consentendo al retail di avvicinarsi a questo comparto, abbassando la soglia minima di investimento pari oggi a 500 mila euro». Una manovra che porterebbe risorse private alle imprese non quotate. «Le soluzione per ripartire più in fretta sono tante. Oltre ai pir e alle garanzie sui prestiti, che pure vanno benissimo, per alcuni settori più colpiti, come il turismo o gli eventi, c’è bisogno di un sostegno a fondo perduto», aggiunge e in «effetti il governo si sta muovendo in questa direzione». Serve poi abbassare la leva fiscale per far ripartire il prodotto interno lordo. Nel breve, il rapporto debito/pil salirebbe ma poi il denominatore aumenterebbe mentre «se continuiamo a crescere allo zero virgola è una sofferenza». Insomma, serve una sferzata per tornare a crescere del 3-4% riportando un clima di fiducia.
Tornando a Mediolanum, Doris ha escluso acquisizioni per la banca, pur ammettendo che la discesa generalizzata delle quotazioni potrebbe favorire attività di M&A. «Mi auguro che non arrivino compratori dall’estero, c’è questa preoccupazione», ha detto Doris, che riguardo all’investimento di Mediolanum in Mediobanca ha spiegato che il passaggio della partecipazione della quota del gruppo, ora non considerata più strategica, era legato ai possibili «cambiamenti sulla governance e volevamo tenerci le mani libere. Ma come azionisti siamo soddisfatti». (riproduzione riservata)
Perissinotto: così Eurizon protegge i clienti nella crisi
Saverio Perissinotto
di Anna Messia
Eurizon è pronta a difendere i clienti dagli scossoni dei mercati causati dal coronavirus offrendo fondi con la protezione del capitale, nuovi piani individuali di risparmio e investimenti socialmente responsabili. La società di asset management del gruppo Intesa Sanpaolo guidata da Saverio Perissinotto ha appena chiuso il primo trimestre 2020 con un utile netto consolidato di 100 milioni e un patrimonio gestito complessivo di 312 miliardi. Un dato in linea con lo scorso, anzi in leggera crescita (+1%), «a dimostrazione della capacità della società di fare fronte a mercati difficili con scelte gestionali che hanno permesso di affrontare la fase iniziale della crisi con una ridotta esposizione verso le asset class di rischio», sottolinea Perissinotto, a MF-Milano Finanza anticipando le prossime mosse in Italia e all’estero di Eurizon e sottolineando «la redditività e l’efficienza della società che ha chiuso il trimestre con il margine da commissioni di 174,5 milioni e il cost/income ratio inferiore al 20%».
Domanda. Dopo anni d’oro le società di gestione si sono trovate in pochi giorni davanti a un fenomeno senza precedenti, che ha scosso i mercati e fatto fuggire i risparmiatori. Come avete reagito?
Risposta. La nostra prima risposta è stata mettere in sicurezza i nostri lavoratori garantendo al contempo la continuità operativa. In poco tempo siamo riusciti a consentire al 99% dei colleghi di lavorare da remoto senza alcuna conseguenza sull’attività. Ma abbiamo protetto anche i nostri clienti.
D. Le perdite sono state però inevitabili, come anche i deflussi della raccolta fondi…
R. È vero, ma in termini relativi la nostra strategia, in questa fase conservativa, ha premiato. Nel primo trimestre la nostra performance media è stata relativamente migliore e lo dimostra il fatto che siamo saliti nei ranking, per esempio nelle valutazioni Morningstar. Per quanto riguarda la raccolta netta nei primi tre mesi dell’anno abbiamo registrato un deflusso di 3,8 miliardi, soprattutto per i riscatti di marzo. Ma ad aprile abbiamo recuperato notevolmente.
D. Come avete rivisto l’offerta?
R. In questo periodo abbiamo intensificato i rapporti con le nostre reti per dare sostegno ai canali distributivi. I risparmiatori chiedono più certezze e per la Banca dei Territori abbiamo messo a punto prodotti per la riconversione della liquidità e fondi con protezione a scadenza che stanno avendo un buon successo. L’attenzione sui prodotti Esg è poi destinata a crescere e guardiamo con interesse anche ai pir.
R. I momenti di difficoltà possono trasformarsi in occasioni di crescita. Potreste guardarvi intorno per operazioni straordinarie?
D. La nostra industria è in una fase di consolidamento e in questi periodi storici i più deboli fanno più fatica. Siamo la società di asset management della prima banca italiana e il nostro focus è in Italia ma stiamo crescendo bene anche in Cina, nell’Europa continentale e vogliamo potenziare anche la nostra presenza nel Regno Unito. (riproduzione riservata)
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