Il protrarsi delle chiusure delle attività produttive e del terziario, come commercio, turismo, servizi, trasporti e professioni, con la prospettiva che la situazione non si sbloccherà in tempi brevi, il calo dei consumi potrebbe toccare i 52 miliardi di euro. La stima è di Confcommercio, realizzata su una realistica ipotesi della riapertura del Paese solo all’inizio di ottobre e compresi gli aiuti stanziati con l’ultimo decreto. L’unico comparto in crescita è quello alimentare con un aumento del 4,2% nel 2020, mentre si prevede un crollo soprattutto per trasporti (-12,7%), alberghi e ristoranti (-21,6%). L’Ufficio Studi di Confcommercio prevede un calo del Pil del 3% con il Paese di nuovo attivo a ottobre.
Secondo Confcommercio, nella difficoltà di prevedere a breve il ritorno alla normalità, rischia di saltare la previsione più ottimistica di una riapertura dell’Italia a giugno che avrebbe comportato, per il 2020, la perdita di 1 punto di Pil e 18 miliardi di consumi.
“E’ evidente – afferma l’Ufficio Studi – che tutte le misure annunciate dalla Bce per evitare che dal settore reale la crisi migri a quello finanziario, così come i diversi interventi progettati a livello internazionale per assicurare un movimento ordinato del rendimento dei titoli sovrani, non potranno evitare la recessione, ma ne mitigheranno l’impatto favorendo le condizioni di ripresa una volta superata l’emergenza sanitaria”.