di Francesco Bertolino
Nella lotta contro il virus la Cina è in anticipo nella curva non solo dei contagi, ma anche delle ricadute economiche. L’analisi dell’andamento dei consumi potrebbe perciò servire agli altri Paesi per prepararsi all’impatto dell’epidemia. Nel report «anatomia della recessione da Covi-19 in Cina», Deutsche Bank ha calcolato che fra il 23 gennaio e il 29 febbraio – il mese di quarantena più dura – le vendite retail nel Paese siano calate in media del 37% rispetto allo stesso periodo del 2019, con un tracollo nella ristorazione, nella gioielleria e nell’auto. A differenza delle precedenti crisi, poi, al taglio dei consumi non si è accompagnato un aumento dei risparmi da parte delle famiglie, segno che lo choc sui redditi è stato più ampio del previsto. A partire da metà marzo, con il graduale allentamento delle restrizioni, le vendite retail hanno ripreso slancio, ma restano quasi dimezzate rispetto al 2019. La scarsa domanda potrebbe riverberarsi sulla produzione industriale, già crollata del 27% in Cina nel mese più nero. Dati che fanno propendere per una ripresa a U e non a V dell’economia post-virale. (riproduzione riservata)
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