Il governo amplia il raggio d’azione del Fondo Pmi. Lo strumento permette alle piccole imprese di accedere alla liquidità e ridimensiona il rischio per le banche. Potenza di fuoco? 50 miliardi
di Luca Gualtieri
Un polmone per le piccole e medie imprese che non riescono ad accedere al credito, ma anche un elemento di protezione per gli impieghi del settore bancario. Il fondo di garanzia delle pmi è stato il principale strumento attivato dal governo italiano per affrontare gli effetti economici del coronavirus. Uno strumento sicuramente non nuovo, ma potenziato con l’ultimo decreto Cura Italia e dotato oggi di una potenza di fuoco che sfiora i 50 miliardi di euro.
Nato oltre una ventina di anni fa il fondo ricade oggi sotto l’egida del Mediocredito Centrale, la partecipata di Invitalia guidata da Bernardo Mattarella a cui il governo Conte si è rivolto più di una volta per gestire dossier spinosi. Proprio l’anno scorso il veicolo è stato oggetto di una riforma che ne ha parzialmente modificato l’operatività, ma è stato soprattutto il recentissimo decreto Cura Italia a modificarne in profondità il raggio d’azione e gli strumenti di intervento. Immutata rimane la missione, cioè da un lato garantire alle pmi l’accesso al credito e dall’altro rendere meno oneroso fare impieghi per il sistema bancario.
Storicamente il fondo interviene su richiesta delle aziende e degli istituti di credito per garantire una quota dei nuovi finanziamenti, con un meccanismo simile a quello delle fideiussioni o delle polizze assicurative. La copertura scatta dopo una celere istruttoria e mette la banca nella condizione di ridurre gli accantonamenti sulla linea e di poter escutere la garanzia in caso di rata non pagata o revoca del finanziamento. Quanto al bacino dei potenziali beneficiari, esso è molto ampio e comprende tutte le aziende non agricole con un fatturato fino a 50 milioni e un numero di dipendenti inferiore alle 250 unità. L’unica discriminante è la rischiosità, visto che sono escluse dalla garanzia le aziende con una probabilità di inadempimento superiore al 9,43%.
Scopo delle misure contenute nel nuovo decreto del governo è allargare ulteriormente questa operatività alla luce della contrazione economica in corso. In primo luogo la copertura viene fissata all’80% dei primi 1,5 milioni finanziati indipendentemente dal rating dell’impresa (che, previo via libera europeo, potrà beneficiare di garanzie fino a un’esposizione di 5 milioni). L’obiettivo è infatti raggiungere il più alto numero possibile di debitori in una fase in cui intere filiere produttive stanno finendo in apnea. In secondo luogo la garanzia viene resa completamente gratuita, eliminando la commissione una tantum prevista in precedenza. In terzo luogo la copertura scatterà non solo sui nuovi impieghi, ma anche sui finanziamenti oggetto di rinegoziazione o allungamento purché la banca conceda un ulteriore 10% di credito aggiuntivo. Un incentivo a fornire nuova liquidità alle aziende in stress finanziario: si pensi per esempio alle situazioni in cui i debitori chiedono il consolidamento di una linea a breve per far fronte a un’improvvisa carenza di cassa. Anche in casi di questo genere, il fondo potrà intervenire al fianco del sistema bancario. Un quarto elemento di novità è poi rappresentato dai nuovi metodi di valutazione. In passato, prima di concedere la garanzia, il fondo esaminava sia i risultati di bilancio sia i dati della centrale rischi incrociando le due valutazioni per esprimere un rating. Ora l’istruttoria avverrà solo sui numeri del bilancio per depurare i fondamentali dallo stress finanziario delle ultime settimane.
Una forma del tutta nuova di operatività riguarda poi una serie di operazioni bancarie che in passato non erano oggetto di garanzia: crediti a revoca, finanziamenti bullet e rate dei mutui. Per queste tipologie è prevista una copertura del 33% sui nuovi utilizzi fino al prossimo 30 settembre senza la necessità di valutazione.
Quanto alla potenza di fuoco, con il decreto questa dovrebbe più che raddoppiare passando dai 19 miliardi di finanziamenti attivati nel 2019 ai 45/50 miliardi previsti per quest’anno. Risorse non illimitate insomma, ma preziose per puntellare il settore produttivo italiano. (riproduzione riservata)
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