L’impatto potenziale dei Pir (Piani individuali di risparmio) su Aim Italia ammonta a 231 milioni di euro nel 2020: è quanto emerge da uno studio di Ir Top Consulting. Il dato è stato calcolato sulla base di una previsione di impatto complessivo pari a 3 miliardi. «La nostra stima si fonda su una metodologia di ponderazione che valuta variabili di mercato statiche e dinamiche in relazione all’universo investibile», ha precisato Anna Lambiase, a.d. di Ir Top Consulting. «L’ulteriore afflusso di liquidità derivante dai Pir di terza generazione potrebbe generare, nell’arco del triennio 2020-2022, un triplice effetto positivo su Aim Italia, che rappresenta circa metà dell’universo investibile relativo al 3,5% da allocare su titoli non Mim e non Mid, oggi pari a 258 società quotate sui mercati regolamentati e Mtf. Aim Italia potrà beneficiare in maniera importante delle nuove condizioni volte a indirizzare il risparmio privato nell’economia reale e, in modo specifico, verso le pmi che costituiscono le fondamenta del sistema industriale italiano».
I nuovi Pir, secondo Lambiase, nei prossimi tre anni potrebbero generare tre effetti: un incremento del numero di società quotate, grazie alla crescita del 30% medio annuo del numero di Ipo; l’incremento della raccolta media del 69% a circa 10 milioni di euro; un ampliamento del flottante medio in Ipo dal 24 al 30%.
Secondo l’osservatorio, nel 2019 Aim Italia è diventato il primo hub finanziario europeo per numero di nuove società quotate tra i mercati non regolamentati, segnando un nuovo record con 35 quotazioni, di cui 31 Ipo e quattro ammissioni post business combination, e una raccolta di capitali pari a 207 milioni di euro. Il taglio medio delle operazioni su Aim ha raggiunto 6 milioni di euro di raccolta, con una dimensione di aziende che hanno un fatturato medio di 21 milioni.
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