di Francesco Casarotto MF-DowJones
Il rallentamento dell’economia cinese è stato uno dei temi chiave del contesto macro globale nel 2018, generando molti timori sul futuro di quella che è stata la locomotiva dell’economia mondiale negli ultimi dieci anni. L’opinione di Stephen Li Jen, Ceo di Eurizon Slj Capital, società del gruppo Intesa Sanpaolo con sede a Londra, è che Pechino non sia destinata a un brusco rallentamento, quanto più a un naturale passaggio a un ritmo di espansione più modesto. Non solo, nei prossimi anni dovrebbero aprirsi sempre più opportunità di investimento sul mercato cinese, soprattutto a livello di reddito fisso. Nel complesso, l’anno prossimo l’economia cinese dovrebbe decelerare e il target di crescita verrà verosimilmente rivisto al ribasso, ha spiegato Li Jen in un incontro oggi a Milano, soprattutto per una politica fiscale e monetaria di sostegno ma prudente, diretta a «disinnescare i rischi» accumulati durante gli anni di espansione. Su questo rallentamento si è innescata la guerra commerciale, e poiché «l’economia di Pechino è orientata alle esportazioni, gli shock esterni tendono a pesare significativamente». A sostenere la performance economica della Cina saranno anche i forti investimenti infrastrutturali, secondo il gestore «essenziali per rendere un’economia attrattiva» per gli investitori. «Seattle funziona bene perché le infrastrutture sono eccellenti» e la Cina «cerca solo di imitare questo modello, su scala maggiore», spiega Li Jen. Il contesto macro solido e in espansione porterà Pechino a rappresentare una realtà sempre più fondamentale per gli investitori e un ingranaggio sempre più rilevante del sistema economico globale, secondo l’esperto. Per esempio «la performance dell’economia cinese avrà un forte impatto sull’Europa, poiché «l’interconnessione fra Cina ed Eurozona ha acquistato proporzioni significative negli ultimi anni» e «non è importante solamente la grandezza di un sistema economico ma, soprattutto, il suo grado di interdipendenza con le altre economie».
L’interconnessione si dovrebbe estendere anche a livello di investimenti e in dettaglio il mercato obbligazionario cinese sarà una realtà che gli investitori globali non potranno più sottovalutare. Secondo le stime illustrate da Li Jen, questo comparto, che ad oggi vede una scarsa presenza di capitali stranieri per le barriere poste dal governo e che solo ora stanno venendo rimosse, potrebbe vedere flussi in entrata per 2.000 miliardi di dollari a medio termine. In dettaglio, «i titoli di Stato cinesi stanno diventando e diventeranno sempre più un bene rifugio», ha affermato il Ceo di Eurizon Slj Capital. Secondo il gestore, infatti, i bond sovrani della Cina possono facilmente rientrare nella classifica dei primi quattro beni rifugio, dopo l’oro, i Treasury americani e lo yen. Infatti, i titoli denominati in renminbi hanno un profilo di rendimento simile a quello degli asset emergenti, ma durante i periodi di stress di mercato degli ultimi anni, hanno registrato una performance paragonabile a quella dei tradizionali beni rifugio. (riproduzione riservata)
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