Ricognizione sulle quote devolute dagli enti. Dall’Enpam quasi 15 milioni di euro
Allo stato il risparmio ottenuto dalla spending review
di Simona D’Alessio
Obolo a beneficio dello stato da 78 milioni di euro, ricavato tagliando (dal 2012 al 2019) le spese interne delle Casse di previdenza: è il frutto della «spending review», la sforbiciata che, partita dal 5% dei risparmi (sulle spese del 2010) ottenuti nel 2012, è giunta al 10% nel 2013, come fissato dall’art. 8, comma 3 della legge 135/2012. E si è innalzata fino al 15%, grazie alle modifiche apportate con l’art. 1, comma 417 della legge 174/2013, per incassare, quattro anni dopo, l’altolà della Corte costituzionale che, con la sentenza 7/2017, ha sancito l’illegittimità del prelievo. Nel frattempo, sebbene gli enti, dopo aver versato nel «salvadanaio» pubblico ingenti risorse, ne abbiano invocato (forti del pronunciamento della Consulta) il rimborso, nulla è stato (ancora) restituito. La ricognizione di ItaliaOggi, come è possibile osservare dalla tabella nella pagina, mette nero su bianco il «peso» per le Casse della «spending review»: se, infatti, colpisce il dato finale, quei 78 milioni sottratti a organismi di diritto privato e che garantiscono prestazioni pensionistiche di primo pilastro, altrettanto rilevante è l’analisi dei pagamenti dei singoli enti, a partire dal più grande, l’Enpam (cui sono iscritti 366.000 medici e odontoiatri attivi e 116.000 in quiescenza) che, con l’ultima «tranche» pagata il 20 giugno 2019, ha fornito una cifra che sfiora i 15 milioni.
Considerevole pure la quota a carico della Cassa forense (243.000 legali associati e versamenti per più di 8,2 milioni), così come quella spettante a Inarcassa (che nelle fila ha oltre 170.000 architetti e ingegneri e ha saldato un conto pari a 9,1 milioni) e, a scendere, si nota come, tra gli enti che hanno trasferito somme elevate, vi sia la Cassa geometri (81.760 iscritti e più di 5 milioni liquidati), quella dei ragionieri (28.917 professionisti associati e 4,3 milioni pagati), l’Enpacl (che assicura più di 25.400 consulenti del lavoro e ha corrisposto 3,5 milioni) e l’Inpgi (l’Istituto dei giornalisti), che conta poco più di 14.000 lavoratori dipendenti. E che, malgrado l’attuale difficile condizione finanziaria (le perdite della gestione previdenziale sono pari ad oltre 147 milioni, si veda anche ItaliaOggi del 19 aprile 2019), ha dato più di 3,1 milioni all’Erario.
Importi che non sembrano avviati sulla «strada di casa»: lo conferma il presidente dell’Adepp (l’Associazione delle 20 Casse) Alberto Oliveti: «Ovviamente, abbiamo chiesto il rimborso di quanto versato ma, ad oggi, non abbiamo ricevuto nulla. La Corte costituzionale ha stabilito che dovremmo avere i soldi indietro però, nei fatti, è l’amministrazione dello stato che deve fare la prima mossa, stanziando i fondi necessari», riferisce. E, intanto, nonostante la norma non troverà più applicazione dal 2020, per effetto della legge di bilancio 2018, monta il rammarico per aver dovuto sborsare somme notevoli, perché la norma sulla «spending review» ha «tolto diritti ai professionisti italiani. Se le Casse oggi avessero quei milioni da spendere, il prossimo anno tutti gli iscritti potrebbero avere una copertura sanitaria integrativa ed un’assicurazione base per i rischi professionali completamente gratis».
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