Risparmio L’emendamento riporta alla formula che aveva premiato Star e Aim
Ora il testo deve passare alla Camera e andrà in Senato (senza varianti) A gennaio le sgr potranno muoversi
di Elena Dal Maso
Dopo almeno un anno di trattative, prima dentro al governo Conte 1, poi nel Conte, 2, tutte le forze politiche, maggioranza e opposizione, hanno trovato ieri sera un accordo sui Pir. Sono i Piani di investimento con bonus fiscale che nella versione 1.0 avevano raccolto 11 miliardi nel 2017, 3,49 miliardi di afflussi netti nel 2018, mentre quest’anno sono in rosso per 546 milioni, alla data del 30 settembre. Il vecchio governo giallo-verde aveva avviato una revisione della norma con un 3,5% di investimenti obbligatori nell’Aim e un 3,5% nei fondi di venture capital che avevano trovato la forte opposizione delle società di gestione, secondo cui una parte eccessiva sarebbe stata investita in asset non liquidi, quindi rischiosi.
Due giorni fa è stato messo a punto un nuovo testo, molto più in linea con lo spirito iniziale della legge. L’emendamento è stato approvato all’unanimità da tutte le forze politiche in sede di Commissione Bilancio della Camera. Ora il testo, inserito nel Dl fiscale, deve passare alla Camera in prima lettura e andrà in Senato (pare blindato). Prima di Natale è atteso il via libera e da gennaio le sgr potranno muoversi per aggiornare gli attuali 72 fondi Pir 1 alle nuove varianti. E si potrà anche avviare la raccolta veicolandola su nuovi fondi.
Che cosa stabilisce, quindi, il testo? L’emendamento prevede che il 30% del fondo sia libero di essere investito in base alle decisioni del gestore e del regolamento mentre almeno il 70% del patrimonio deve andare in strumenti finanziari emessi da imprese italiane o europee (ma con stabile organizzazione in Italia), senza limiti nella grandezza della società. Mentre un quarto (25%) del 70% è destinato a strumenti finanziari (equity o debito) di imprese diverse da quelle inserite nell’indice Ftse Mib o equivalenti di altri mercati regolamentati. E questo andrà a favore dello Star. La novità è che almeno il 5% del valore complessivo (sempre il 70%) deve essere investito in strumenti finanziari di imprese diverse da quelle inserite nell’indice Ftse Mib e Ftse Mid (le mid cap), e quindi potrà essere veicolato sull’Aim, il segmento delle più piccole. Quella relativa al 5% è un’idea della Lega, che già nella scorsa legislatura insisteva nel far crescere le pmi quotate di Piazza Affari. Un fascicolo seguito da vicino da Giulio Centemero, capogruppo della Commissione finanze. All’emendamento di ieri ha lavorato molto anche il vice presidente della Commissione, Sestino Giacomoni, in quota a Forza Italia, ex private banker di Mediolanum .
Quanto alla novità sui fondi pensione e fondi di categoria, con l’emendamento sarà possibile per i gestori investire fino al 10% del patrimonio in fondi Pir compliant di nuovo tipo (e non solo in un prodotto come avviene ora). Bisognerà vedere come le associazioni di categoria quali Assofondipensione e le realtà assicurative valuteranno la possibilità, visto che di muovono con investimenti cospicui che potrebbero essere troppo pesanti per listini di ridotte dimensioni.
Luigi De Bellis, analista di Equita , ritiene che il testo approvato «sia molto positivo per il rilancio dei prodotti Pir e consentirebbe una ripartenza della raccolta». Il limite del 5% avrebbe anche il vantaggio «di generare maggiori flussi e migliorare la liquidità, soprattutto con riferimento alle piccole imprese», aggiunge l’esperto.
Positiva anche Anna Lambiase di IrTop Consulting, secondo cui «le nuove regole per la composizione del portafoglio dei Pir daranno un forte contributo alla quotazione in borsa di piccole e medie imprese italiane». L’afflusso di nuovi capitali, assieme all’incentivo alla quotazione «nella forma del credito d’imposta sul 50% dei costi di ipo rappresentano per il 2020 le basi di un ulteriore sviluppo per il mercato Aim Italia, che ha registrato negli ultimi anni il maggior numero di collocamenti e nel 2019, con 32 ipo e 187 milioni di euro di raccolta, rappresenta il primo hub finanziario europeo per numero di quotazioni tra i mercati non regolamentati, secondo solo al mercato Uk, in netta controtendenza rispetto al resto d’Europa». (riproduzione riservata)
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