Pur avendo fama di essere dei buoni risparmiatori, gli italiani sono tra gli investitori che risparmiano meno per la pensione. In Italia gli investitori non ancora in pensione accantonano infatti in media il 12,4% del reddito totale, rispetto ad esempio ad austriaci e svizzeri, ai primi posti in classifica, che risparmiano rispettivamente il 21,6% e il 21,3%. La percentuale di risparmio dell’Italia è inferiore anche alla media globale al 15,3% e a quella europea al 14,9%.
E’ quanto emerge dalla ricerca annuale Schroders Global Investor Study 2019, condotta su oltre 25.000 investitori in 32 Paesi.
Dalla ricerca emerge inoltre che un quarto (25%) degli italiani non ancora in pensione è preoccupato di non aver risparmiato abbastanza in vista di tale fase, risultando in linea con gli investitori a livello globale (24%).
Lo studio ha evidenziato che a livello di fasce d’età, tra gli investitori non ancora in pensione, in Italia i Baby-Boomer (29%) e la Generazione X (28%) sono più preoccupati dei Millennial (20%). Simili i dati a livello globale, che mostrano una preoccupazione più diffusa tra i Baby-Boomer (33%) e Generazione X (27%), confermando i Millennial come la fascia d’età meno preoccupata (21%).
Nonostante ciò, gli investitori italiani si aspettano in media che, una volta in pensione, potranno utilizzare ogni anno il 9,1% dei risparmi accantonati senza rischiare di restare a corto di denaro. Ciò segnala l’esistenza di una discrepanza tra la parte di risparmi allocata per la pensione considerata insufficiente e i livelli di spesa che viceversa sono attesi in tale fase della vita. Considerando lo spaccato per Paesi, gli italiani risultano così tra i più prudenti, con gli investitori globali che in media si aspettano di poter utilizzare ogni anno il 10,3% dei risparmi accantonati per la pensione.
Quasi tutti gli investitori italiani non ancora in pensione (91%) riconoscono però che alcuni fattori potrebbero convincerli a risparmiare di più in vista di tale fase. Ad esempio, il 30% di questa fetta di investitori sarebbe propenso ad accantonare più denaro se avesse accesso a maggiori informazioni sulla quantità di risparmi necessari per sostenere lo stile di vita desiderato in pensione. Entrambi i dati sono simili alle medie globali: il 94% degli investitori non ancora in pensione ammette che alcune condizioni potrebbero incentivare maggiori risparmi e il 34% di essi lo farebbe concretamente a fronte di maggiori informazioni sul livello di risparmi di cui avrebbero bisogno per potersi permettere lo stile di vita auspicato dopo il pensionamento.
Dallo studio emerge infine che, all’opposto, esistono anche alcuni fattori che influenzano negativamente la propensione degli investitori ad accantonare per la pensione. Ad esempio, il 17% degli italiani (identica la media globale), pur volendo risparmiare, ritiene che i bisogni del momento siano più rilevanti. Tra gli altri bias comportamentali selezionati dai rispondenti, sempre il 17% degli investitori italiani (15% il dato globale) ammette di concedersi degli sfizi nel presente invece di risparmiare per la pensione, mentre il 15% degli investitori italiani si dice fiducioso che i contributi versati dal datore di lavoro saranno sufficienti per la pensione (16% la media globale).
Tuttavia, risulta incoraggiante lo spaccato a livello generazionale: infatti, nonostante siano ancora in piena età lavorativa e sia maggiore il tempo che li separa dalla pensione, in Italia i Millennial (18-37 anni) sono consapevoli di dover risparmiare di più, in quanto dedicano in media il 14,6% del proprio reddito ai risparmi per la pensione. Fanno seguito la Generazione X (38-50 anni) con l’11,5% e i Baby Boomer (51-70 anni) con il 9,7%. Una tendenza che si conferma anche a livello globale, ma con percentuali medie di risparmio generalmente più elevate e pari al 15,9% per i Millennial, 14,7% per la Generazione X e 13,7% per i Baby Boomer.