di Insurance Observer.
“Si sbagliava da professionisti”. Parole di Paolo Conte in una delle sue ironie cantate. E sembra il caso di citarlo a proposito di quanto si discute anche nei numerosi convegni frequentati dai professionisti del settore assicurativo.
Dove le dichiarazioni di intenti di buona parte dei manager delle compagnie, le illustrazioni di piani e programmi ambiziosi che “collocano il Cliente al centro”, comportando – per servirlo meglio – l’impiego delle tecnologie dell’era digitale, si infrangono contro gli scogli della realtà. Il fatto che sia un vizio diffuso a ampio spettro in tutti i settori, pubblici e privati, dilagando nella vita di ognuno di noi non è una grande consolazione. Anzi.
“Il futuro delle assicurazioni tra nuovi costi del rischio e scenari digitali” il tonante titolo dell’Insurance Summit organizzato da 24 Ore Business School, in collaborazione con Il Sole 24 Ore, torna a proposito. Il summit, articolato su due giornate, si è svolto tra il 18 e il 19 novembre, a Milano.
Stridente il fatto che, proprio il 18 novembre, il Gruppo Agenti delle Generali avesse indetto uno sciopero (o serrata che dir si voglia) cui hanno aderito – stando alle dichiarazioni di Vincenzo Cirasola, presidente del Gruppo Agenti – 550 agenzie su un totale di 609. Gli agenti con il marchio Generali Italia sono circa 1200.
Stridente perché? Perché nel corso dell’Insurance Summit, nel pomeriggio di quello stesso giorno, intervistato sui temi delle nuove tecnologie satellitari e intelligenze artificiali per la previsione del rischio, il presidente delle Assicurazioni Generali, Gabriele Galateri di Genola, ha dato per scontato che le strutture di quella compagnia che si impone come lo storico leader del mercato siano perfettamente adeguate a servire il Cliente “al centro”. Dimenticando come sia da considerare la centralità anche degli Agenti, tramite indispensabile nel contatto “fisico” con il Cliente.
Lo sciopero di protesta degli Agenti delle Generali – il primo nella storia! – è stato indetto al fine di denunciare la inadeguatezza degli strumenti messi a loro disposizione dalla compagnia. Appunto per dare risposte operativamente coerenti e tempestive. “Adesso basta. Fateci lavorare!” Dicono gli agenti, con l’eloquenza di un grido di dolore lanciato per ripetere che le continue e reiterate disfunzioni informatiche della compagnia finiscono per screditare l’immagine e dunque guastare il rapporto con il cliente. Disfunzioni conseguenti – affermano – alla tanto ostentata semplificazione burocratica e alla digitalizzazione.
Nella pratica viene smentito lo slogan “smarter, simpler e faster”. “Solo parole” dicono i rappresentanti degli agenti cui sembra di vivere un presente forse peggiore di quanto si aspettassero.
Mentre i risultati dei primi nove mesi della holding delle Generali segnano oltre 2 miliardi di utile e una crescita del 3,4 per cento del valore della quotazione di borsa. Da sottolineare come l’affezione al marchio da parte degli agenti si materializzi nel possesso dell’1,34 per cento del capitale azionario del Leone. Investimento valutabile in qualcosa come 400 milioni di euro.
Il fragore dello sciopero ha comunque ottenuto un risultato: il giorno 21, ovvero oggi stesso, alle 17, è fissato l’incontro tra la delegazione del Gruppo Agenti, guidata da Vincenzo Cirasola, e Marco Sesana amministratore delegato di Generali Italia e country manager di Generali Italia. C’è attesa. Non solo fra gli Agenti operanti per la prima compagnia del mercato.