In crescita del 9,9% nei nove mesi: migliore risultato dal 2008. Banca Imi a 1,1 miliardi
Allo studio cedola intermedia. Più risparmio gestito
di Giacomo Berbenni
Salgono i profitti di Intesa Sanpaolo, che ha chiuso i primi nove mesi con un utile netto consolidato di 3,31 miliardi di euro, in crescita del 9,9% rispetto allo stesso periodo del 2018. Si tratta del migliore risultato dal 2008. E per l’intero esercizio Ca’ de Sass prevede un incremento rispetto al risultato ottenuto nel 2018. Le commissioni nette sono ammontate a 5,865 miliardi (-2,3%) e il risultato dell’attività assicurativa è salito da 846 a 876 milioni. I costi operativi sono scesi del 2,5% a 6,758 miliardi e il cost-income è migliorato dal 50,6 al 49,8%. Le rettifiche di valore nette su crediti sono scese del 17,7% a 1,396 mld e il complesso dei crediti deteriorati è diminuito del 13,9% a 14,283 mld. Il Cet1 si è posizionato al 14% dal 13,5% dello scorso dicembre. Nel terzo trimestre l’utile netto è ammontato a 1,044 miliardi, che si confrontano con 1,216 mld dei tre mesi precedenti e con gli 833 milioni di dodici mesi prima.
Per quanto riguarda la controllata Banca Imi, tra gennaio e settembre è stato «ampiamente superato il traguardo del miliardo di utili netti, performance senza precedenti nella storia della società»: il risultato netto consolidato è balzato dell’85% su base annua a 1,117 miliardi. E questo grazie all’andamento dei ricavi, che hanno portato il margine di intermediazione a 2,089 mld (+57,6%).
La strategia della banca è stata illustrata dall’a.d. Carlo Messina: Intesa Sanpaolo sta lavorando a spron battuto per convertire i depositi e il cosiddetto denaro dormiente in risparmio gestito. In ogni caso, il margine dalla clientela non è sotto pressione: «La crescita significativa dei depositi corporate è un’ulteriore prova di una tendenza positiva delle condizioni finanziarie delle imprese italiane. Parallelamente c’è stato anche un aumento dei depositi della clientela retail. Un motivo è l’aumento del reddito disponibile delle famiglie italiane: il risultato è che riceviamo questo denaro, che potenzialmente possiamo convertire in risparmio gestito. Tutti i nostri gestori sono impegnati a trasformare i depositi in risparmio gestito. Se il governo farà il lavoro giusto di portare lo spread sotto 100 punti base, ci sarà una crescita significativa delle masse gestite e quindi un aumento delle commissioni». Si tratta di convertire «i circa 240 miliardi di risparmi degli italiani presenti nei nostri conti sotto forma di risparmio amministrato e depositi a vista: i primi risultati positivi sono già visibili nel terzo trimestre e le prospettive sono ancor più positive».
Intanto Ca’ de Sass valuta la possibilità di distribuire un dividendo intermedio. «È un argomento che stiamo cercando di valutare nel dettaglio», ha affermato Messina. «Sapete che, in fatto di cedole, mantenere le promesse agli azionisti è uno dei miei compiti preferiti». Per quanto riguarda il taglio dei costi, «ci potrebbe essere un’ulteriore riduzione di mille filiali, anche alla luce dell’ampliamento della rete di Banca 5 attraverso la partnership strategica con SisalPay».
A piazza Affari Intesa Sanpaolo ha chiuso in rialzo dell’1,47% a 2,34 euro.
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