di Enrico Sbandi
Confusi di fronte allo scenario economico, ma fermi nella scelta di far parte dell’Unione europea e, seppure con un filo di convinzione in meno, della moneta unica; avviati alla normalità economica e con tasso di risparmio in ripresa (42%), con la liquidità privilegiata rispetto agli investimenti; infine, sensibili all’effetto-Greta sui temi dell’ambiente e dell’emergenza climatica, ma sostanzialmente disinformati sugli obiettivi dello sviluppo sostenibile. Così sono gli italiani di fronte alle problematiche del risparmio, inquadrati dalla ricerca di Acri e Ipsos, resa nota alla vigilia della 95ª Giornata mondiale del Risparmio. Recuperano fiducia, nella prudenza, i risparmiatori italiani in un contesto economico che si presenta all’insegna dell’instabilità. La crisi ha lasciato i segni e un periodo relativamente più tranquillo come quello attuale non dirada l’orizzonte dai segnali di nuove possibili perturbazioni. Ma è un fatto che gli italiani si sono irrobustiti e oggi godono di condizioni economiche che non sono così negative come vorrebbe affermare una vena di pessimismo radicata non solo entro i nostri confini. IL FUTURO? NON ANDRÀ COSÌ MALE. Il 59% dei cittadini è convinto che il mondo stia attraversando un’emergenza ambientale e sociale; meno apocalittico quel 20% che limita all’ambiente la propria preoccupazione; il 12% vede nelle disuguaglianze il vero problema e soltanto un 8% di intervistati ritiene normale la fase storica che stiamo attraversando. Il peggio però è alle spalle, ciò che preoccupa sono i tempi per la completa ripresa che, secondo il 39% del campione, non arriverà entro i prossimi tre anni (a fronte di un 24% di ottimisti); c’è scarsa fiducia nell’economia europea (con i pessimisti, al 29%, che superano di un punto percentuale gli ottimisti) e solo un quarto dei cittadini confida nell’economia mondiale (7 punti in meno nell’ultimo anno). A livello personale, il 59% degli italiani è soddisfatto della propria situazione economica, con 4 punti percentuali in più rispetto al 2018 e ben 17 rispetto al 2013. Accanto a questo dato, il migliore dopo il 65% del 2001, emerge quella quota del 24% di intervistati che si dichiara ottimista per la propria situazione nel corso del 2020, a fronte del 14% di pessimisti. Il dato è coerente con la rilevazione sulle famiglie in cui almeno uno dei componenti è colpito dalla crisi: quasi 1 su 5, il 18%, comunque in miglioramento rispetto all’1 su 4 del 2018. UE E MONETA UNICA Continuano a dividere verticalmente il Paese, con una leggera prevalenza della sfiducia (51% vs 49%), anche se per una solida maggioranza dei cittadini (65%) l’Ue in futuro procederà nella direzione giusta. Anche l’euro da 5 anni a questa parte sta recuperando punto su punto la fiducia (adesso è al 37%), soprattutto i giovani ritengono che, in prospettiva, la moneta unica sia imprescindibile (65% contro il 60% totale Italia). SI RISPARMIA DI PIÙ Da un lato aumentano le famiglie che riescono a mettere denaro da parte (42%), dall’altra si riducono le famiglie in saldo negativo (16%, meno 6 punti percentuali rispetto al 2018), quelle che per fronteggiare le spese quotidiane devono ricorrere a prestiti o al risparmio accumulato. Telefonia (con +16%) ed elettronica (+8%), trainano i consumi, seguiti dalle spese per auto e spostamenti (+6%), e dai prodotti alimentari e per la casa (+6%) e ai farmaci (+34%). La preoccupazione per il futuro (che sale dal 37 al 48%) e il timore dello Stato predone che possa mettere le mani sui depositi restano le principali motivazioni per la scelta della liquidità come la più gettonata forma di risparmio, che raccoglie il 63% delle indicazioni. Sei risparmiatori su dieci ritengono di non essere adeguatamente tutelati da norme e istituzioni, sensazione
che induce il 35% a non intravedere un investimento ideale e a tenersi i soldi oppure spenderli. È un dato in crescita ininterrotta dal 21% del 2001, che nel solo ultimo anno ha guadagnato 5 punti percentuali. Scende di 6 punti l’attrazione verso titoli considerati più sicuri, oggi apprezzati dal 25%, rimangono stabili il mattone al 33% e gli investimenti più rischiosi al 7%. Nei fatti, aumentano i correntisti (85%, + 4 punti rispetto al 2018) e coloro che approcciano il risparmio gestito (16%). BOOM SOSTENIBILITÀ In due anni si è triplicata la quota di italiani con chiara idea della sostenibilità (dal 12 al 36%): oggi l’attenzione al tema riguarda oltre un italiano su due (52%) e il 74% dei cittadini vorrebbe da un’azienda fornitrice comportamenti sostenibili. Un effetto Greta che privilegia soprattutto gli aspetti ambientali e di emergenza climatica, ma che scivola nella scarsa consapevolezza degli altri obiettivi di sviluppo sostenibile. E che, riferendosi al risparmio, si rivela un valore apprezzato, ma non ad ogni costo: il 22% potrebbe accettare rendimenti più bassi (percentuale che tocca il 39% per i più propensi all’investimento sostenibile), il 10% rischi più alti ed il 19% una ridotta liquidabilità dell’investimento stesso. Ma sull’investimento in aziende sostenibili prevale ancora la cautela, limitando la scelta a non più di un terzo dei propri risparmi. (riproduzione riservata)
Fonte: