Esteso all’anno 2019 il prepensionamento con «opzione donna». Potranno incrociare le braccia le lavoratrici, dei settori pubblico e privato, dipendenti o autonome, che entro il 31 dicembre 2019 compiranno 58 anni (59 anni se autonome) in presenza di almeno 35 anni di contributi, ricevendo la pensione calcolata con il sistema contributivo dopo una «finestra» di 12/18 mesi. La novità è prevista dalla bozza di ddl bilancio 2020 che, inoltre, proroga di un anno l’Ape sociale.
Opzione donna. Già operativa nel passato, è una misura «rosa», cioè a esclusivo favore delle lavoratrici. Grazie al dl n. 4/2019, convertito dalla legge n. 26/2019, l’opportunità è stata riabilitata alle lavoratrici in possesso dei seguenti requisiti: se dipendenti, età non inferiore a 58 anni e 35 anni almeno di contributi; se autonome, età non inferiore a 59 anni e almeno 35 anni di contributi. A oggi i requisiti vanno maturati entro il 31 dicembre 2018; la legge bilancio 2020 porta il termine al 31 dicembre 2019. Di conseguenza, per poter invocare opzione donna e mettersi a riposo prima sarà sufficiente maturare i requisiti entro il 31 dicembre 2019, a prescindere dall’epoca di effettiva liquidazione della pensione. Pensione che risulterà calcolata tutta con il sistema contributivo ed erogata non prima del decorso di una «finestra» ordinariamente pari a 12 mesi per le dipendenti e 18 mesi per le lavoratrici autonome.
Un anno ancora di Ape sociale. Non chiuderà i battenti il 31 dicembre 2019, come previsto dal dl n. 4/2019, convertito dalla legge n. 26/2019, che l’ha prorogata al 2019: la legge di bilancio 2020 dà un altro anno ancora di vita, fino al 31 dicembre 2020. La misura si rivolge a chi compia, nel corso del prossimo anno, 63 anni e versa in situazione di disagio economico dando possibilità di ricevere, in attesa di maturare l’età per la pensione di vecchiaia (67 anni nel 2020), l’erogazione di un sussidio mensile d’importo massimo di 1.500 euro lordi a carico dello stato.
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