La crisi valutaria in Argentina, le grandi manifestazioni a Hong Kong e in Russia, la Brexit, gli attacchi alle installazioni petrolifere in Arabia Saudita sono solo alcuni dei numerosi avvenimenti che hanno segnato il terzo trimestre 2019.
L’intensificazione delle aree di incertezza politica, insieme al calo in volume degli scambi a livello mondiale, alla forte volatilità dei prezzi del petrolio o ancora alla diminuzione delle vendite di autoveicoli in Europa e Cina, ha continuato a influire sul “morale” delle imprese.
“Anche per il terzo trimestre appena conclusosi, l’instabilità si conferma leit-motiv di questo 2019, con l’amplificarsi dei fattori di rischio”, sottolinea Ernesto De Martinis, CEO di Coface in Italia e Head of Partnership Regione Mediterraneo e Africa. “Ancora una volta, l’incertezza politica resta una discriminante rilevante, con più aree che ne mostrano i segnali, anche in Europa. La flessione economica mondiale, che sembra profilarsi anche per il 2020, resta un’eredità importante del generale clima di rallentamento, che rende difficile prevedere gli effetti delle contro-mosse messe in campo dalle Banche centrali per contrastare la recessione”, aggiunge De Martinis.
Oltre alle imprese europee ed asiatiche, anche le imprese americane sono sinceramente
preoccupate dalla retorica protezionista del presidente Trump. Mentre la guerra commerciale sino-americana sembra orientarsi verso un accordo tra le due grandi potenze mondiali, le azioni del presidente statunitense nel quadro di una campagna per la sua rielezione e di una procedura di impeachment sono difficili da prevedere.
A tutto questo si aggiungono i cambiamenti strutturali in corso nel settore automobilistico: in particolare, le normative anti-inquinamento in Europa e la trasformazione del comportamento dei consumatori in Cina. In questo contesto, le economie europee si stanno evolvendo a due velocità: da una parte, quelle dipendenti dall’industria e dal commercio mondiali (Germania) e/o penalizzate da incertezze politiche interne (Italia, Regno Unito). Dall’altra, le economie francese, spagnola e olandese sembrano più resilienti.
Le banche centrali statunitensi, della zona euro e di numerosi paesi emergenti sono consapevoli della situazione e in seguito al forte rallentamento della crescita hanno annunciato misure di politica monetaria espansiva.
Gli effetti di queste politiche monetarie che fissano tassi di interesse nominali negativi non sono chiari. Tassi di riferimento negativi possono stimolare l’economia con una spinta a famiglie e imprese ma possono anche intaccare la redditività delle banche; in teoria, a prevalere è un effetto positivo sull’attività. L’impatto previsto delle recenti misure di allentamento monetario, in particolare nella zona euro, dovrebbe essere reale anche se queste politiche ultra espansioniste non hanno consentito all’inflazione di avvicinarsi all’obiettivo fissato recentemente dai paesi che hanno adottato questo approccio.
Nel complesso, a causa di questa diffusa instabilità politica, Coface prevede un 2020 caratterizzato da un rallentamento economico, pur con numerosi segnali positivi che indicano un campanello di allarme e che i governi e le banche centrali si stanno mobilitando per affrontare.
In questo trimestre, si evidenziano due cambiamenti nelle valutazioni rischio paese: Hong Kong R.A.S. (declassata da A2 ad A3) e la Mauritania (riclassificata da D a C). A livello settoriale, dopo la serie di declassamenti nel settore automobilistico di giugno, le revisioni sono meno numerose in questo trimestre ma registrano ancora un aumento dei rischi (13 declassamenti ma nessuna riclassificazione), in particolare nel settore automobilistico (declassato in altri tre paesi) e nei settori che ne dipendono (come la chimica in Germania). I rischi di credito delle imprese sono in aumento anche nel settore della carta in Nord America. Infine, si registrano nuove vittime dell’ascesa del protezionismo commerciale: il settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione in Corea.