Secondo l’Istat, Il patrimonio immobiliare delle famiglie italiane (al netto, quindi, dei cespiti reali delle imprese, che sono valorizzati nel bilancio di queste ultime) ammontava, a fine 2013 (Banca d’Italia, 2015a e Istat, 2019), a 6.583 miliardi di euro, per la quasi totalità costituito da abitazioni (5.510 miliardi), pertinenze varie (750) e terreni (226). In termini relativi, esso rappresentava una quota rilevante della ricchezza complessiva netta, reale e finanziaria delle famiglie: il 69% (il 58% se si considerano le sole abitazioni, pari a 3,4 volte il PIL italiano dello stesso anno).
Il valore delle abitazioni resta notevole anche se si considera il solo valore di ricostruzione delle abitazioni, stimato (Ania e Guy Carpenter, 2011) pari a circa 3.900 miliardi nel 2011 (corrispondente al 70% del valore di mercato per quell’anno). La più recente stima del valore di mercato delle abitazioni, relativa al 2017, è pari a 5.247 miliardi.
Nel 2014 circa il 70% dei 25 milioni famiglie italiane possedevano l’abitazione di residenza, contro il 50% nel 1977 (Banca d’Italia, 2015b). Per queste famiglie, l’incidenza di tale cespite sulla ricchezza netta complessiva è assai più alta della media nazionale. Su tutte queste famiglie la perdita dell’abitazione avrebbe un impatto negativo, sia reddituale sia patrimoniale, di estrema rilevanza.
In Italia sono presenti 34,8 milioni di unità immobiliari, la cui densità per chilometro quadrato risente delle caratteristiche geografiche del territorio e della distribuzione della popolazione (tav. 2.1). Lombardia, Liguria e Campania sono le regioni a più alta densità abitativa.
Fonte: Quaderno Ivass, Calamità naturali e coperture assicurative: valutazione dei rischi e policy options per il caso italiano