La guerra USA-Cina è motivo dell’aumento di tensione negli equilibri del commercio mondiale: il 2019 sarà il primo anno in cui si registreranno aumenti di insolvenze, dopo la decrescita post crisi.
Una possibile escalation globale della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina potrebbe costare al commercio mondiale, da qui alla fine del 2020, circa 1.500 miliardi di dollari per mancati scambi commerciali. La cifra corrisponde all’azzeramento del valore dell’export dell’Italia per circa tre anni.
Dopo un decennio di costanti miglioramenti, il clima di incertezza che caratterizza il commercio mondiale potrebbe far aumentare i livelli d’insolvenza a livello mondiale oltre il 2% già ipotizzato. A trainare quest’impennata a livello aggregato sarà quasi esclusivamente l’Europa occidentale (+2%).
Si ridisegnano al contempo le direttrici export dei principali partner commerciali del gigante orientale, vale a dire Giappone, Taiwan, Vietnam e Sud Corea, che hanno già visto un significativo decremento dell’export verso la Cina, in alcuni casi a livelli pari al 20% dell’export verso il mercato cinese. È il caso del Vietnam che ha registrato un incremento delle proprie esportazioni verso gli Stati Uniti, aiutato dal costo del lavoro competitivo e dai settori orientati all’export, in particolare il tessile.
“Le politiche rimangono ancora incerte e le relazioni commerciali restano tese, di conseguenza le insolvenze sono in rialzo. Le nostre previsioni – commenta Andreas Tesch, Chief Market Officer di Atradius – mostrano un rallentamento della crescita del commercio mondiale quest’anno con una leggera ripresa nel 2020, ma con aumento dei fallimenti aziendali del 2% nel corso del 2019”.