Sono in media 37 i sinistri registrati per struttura sanitaria pubblica in un anno: è quanto emerge dal nuovo report MedMal Italia realizzato da Marsh.
Il report, dedicato alla medical malpractice e giunto quest’anno alla decima edizione, analizza oltre 11.000 sinistri relativi a 60 strutture pubbliche (presidi di primo livello, aziende ospedaliere specialistiche e universitarie e ospedali specializzati) distribuite sul territorio nazionale.
Costi e tempi di denuncia
In termini di importo liquidato medio, il report evidenzia un totale di poco più di 78.000 euro per sinistro. Tale valore risulta superiore ai 68.000 euro circa registrati lo scorso anno principalmente a causa della rivalutazione monetaria degli importi applicata in questa edizione[1].
Per quanto riguarda i tempi di denuncia, si registra una certa variabilità a seconda del sinistro considerato. In particolare, le infezioni risultano essere la tipologia caratterizzata dai tempi più dilatati, con il 14,5% di denunce entro i 6 mesi (leggermente in aumento rispetto a quanto rilevato nell’edizione precedente) che solo dopo 4 anni superano il 70%, mentre una quota residuale del 14% persiste anche a distanza di oltre 10 anni dell’evento. Più rapidi sono invece i tempi relativi agli errori chirurgici, il cui 40% viene denunciato entro il primo anno, per poi superare il 90% entro i 5 anni. Gli errori diagnostici, terapeutici e soprattutto quelli collegati a procedure invasive risultano essere infine i sinistri caratterizzati dalla velocità di denuncia più elevata: negli eventi collegati a procedure invasive si raggiunge quasi l’80% in due anni.
Tipologia di sinistri e specialità più colpite
Per quanto riguarda la suddivisione dei sinistri, circa tre quarti degli eventi considerati sono rappresentati da: sinistri legati all’attività chirurgica (35,9%), errori diagnostici (18,5%), cadute accidentali (9,9%) ed errori terapeutici (9,3%).
Gli eventi collegati al parto si confermano invece tra i più rilevanti in termini economici, nonostante rappresentino il 3,2% dei sinistri, con un valore del liquidato medio pari a 524.000 euro (pari a quasi 7 volte la media del liquidato). Un dato che si riflette anche nell’analisi dei top claims (i sinistri con un costo uguale o superiore ai 500.000 euro), in cui gli errori da parto occupano la terza posizione con il 19,7%, alle spalle dell’area chirurgica (24,5%) e di quella diagnostica (21,6%).
Analizzando i riscontri provenienti dalle unità operative, emerge infine come le unità più soggette a denunce siano Ortopedia e Traumatologia (15,6%), Chirurgia Generale (13%) e Pronto Soccorso (11,8%), in aumento rispetto alla scorsa edizione, seguite da Ostetricia e Ginecologia (11,1%): queste quattro unità rappresentano insieme circa la metà del campione.
I tassi di rischio
Il report fornisce infine un’indicazione del tasso di rischio[2] in sostanziale continuità rispetto alla scorsa edizione: 6,3 sinistri ogni 100 medici, 2,5 ogni 100 infermieri e 1,3 ogni 1000 ricoveri, per valori assicurativi che si attestano sui 5.931 euro per medico, 2.336 euro per infermiere e 121 euro per ricovero.
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[1] L’indice di rivalutazione è stato calcolato sull’evoluzione del costo medio di un campione omogeneo di sinistri (decessi con importo inferiore al milione di euro, a esclusione di quelli derivanti da errori da parto) nel periodo oggetto della rilevazione. Questo indice fornisce un trend non solo della rivalutazione monetaria ma anche delle dinamiche economiche di determinazione del risarcimento registrate nel periodo considerato.
[2] L’indicatore di frequenza è calcolato come media dei diversi anni di denuncia, utilizzando al numeratore il numero medio di sinistri e al denominatore ogni variabile moltiplicata per 100 (1.000 nel caso dei ricoveri, o ricoveri ponderati sull’Indice di Case-Mix, o 10.000 nel caso di nuovi nati). L’indicatore di costo pro capite è calcolato analogamente come media dei diversi anni di denuncia, in base al costo totale dei sinistri su ogni variabile analizzata.