di Maurizio De Stefano – responsabile global del settore idrico di Minsait
La pressione sulle risorse idriche globali, dovuta principalmente all’agricoltura intensiva, all’urbanizzazione, all’industria e ai cambiamenti climatici, rischia di compromettere da qui al 2050 il 45% del pil globale, arrecando danno al 52% del Popolazione mondiale. Sono alcuni dei dati che emergono dal Rapporto dell’Onu sul sesto Obiettivo di Sviluppo Sostenibile, relativo all’acqua, che evidenzia come 844 milioni di persone non hanno servizi idrici di base e 2.100 milioni non hanno servizi di acqua potabile gestiti in modo sicuro. In Italia, sulla base dei dati raccolti dal Water Management Report, redatto dall’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, appare molto evidente come il fenomeno assuma proporzioni gravi.
Per quanto concerne gli operatori del servizio idrico emerge molto chiaramente un’elevata dispersione media delle reti di acquedotto in Italia, raggiungendo livelli del 40%, dovuta in via principale all’arretratezza dell’infrastruttura idrica. Tutto ciò rende più urgente il raggiungimento di livelli di investimento vicini alla media europea (di circa 5 miliardi di euro l’anno, contro i 3,5 miliardi previsti in Italia per il biennio 2018-2019), che consentano l’integrazione delle tecnologie più all’avanguardia nel ciclo di gestione del settore idrico italiano. Chi opera nel settore è consapevole del fatto che meno dispersione idrica e una gestione migliore dell’acqua passano dall’integrazione di strumenti avanzati volti a facilitare il controllo delle perdite nelle reti di distribuzione, nonché dall’individuazione delle azioni strategiche necessarie per migliorare i processi.
In quest’ottica, l’incorporazione di soluzioni basate sull’Intelligenza Artificiale è utile a conoscere il comportamento della rete, geo-referenziando le perdite. Inoltre, risulta fondamentale l’implementazione di soluzioni smart per la gestione dei flussi. Si tratta di soluzioni basate sui Big Data in grado di facilitare il processo decisionale attraverso la previsione della domanda, il comportamento dei clienti e il tracciamento delle risorse. Infine, altri sistemi basati su tecnologie Internet of Things consentono di estendere la vita utile delle infrastrutture attraverso la manutenzione predittiva. Altre tecnologie di punta che caratterizzeranno il futuro del settore sono: la stampa digitale 3D, che può abilitare la produzione di pezzi di ricambio on-site e in tempo reale; la realtà virtuale per la formazione dei professionisti; e i sistemi di prevenzione e gestione delle catastrofi attraverso tecnologie che simulano inondazioni, oltre a progettare sistemi di allerta precoce. Infine, anche la cybersecurity deve diventare un alleato chiave per l’ottimizzazione della gestione delle risorse idriche. In futuro, infatti, la maggior parte delle minacce alle attività idriche proverrà da attacchi informatici a oggetti connessi ad internet. La soluzione ideale è quella di integrare la sicurezza nella progettazione di tutto il ciclo di vita idrico, affidandosi a test solidi e indipendenti e dando priorità ad investimenti in questo ambito, dato che molte organizzazioni tendono sconsideratamente a sottovalutare i possibili rischi. Rischi che, stando ai dati dell’Onu, rendono sempre più urgente un intervento deciso, in grado di applicare le migliori tecnologie disponibili alla gestione di una risorsa vitale come l’acqua. (riproduzione riservata)
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