La ricerca Istat-BankItalia stima la ricchezza delle famiglie in 9.743 miliardi. La casa resta la prima forma di investimento, mentre nel portafoglio finanziario si è registrato un aumento delle attività liquide (dal 10 al 13%) e un calo (dal 12 al 10%) delle partecipazioni
di Eva Palumbo (MF-DowJones)
A fine 2017 è risultata pari a 9.743 miliardi di euro la ricchezza netta delle famiglie italiane, misurata come somma delle attività reali (abitazioni, terreni) e delle attività finanziarie (depositi, titoli, azioni) al netto delle passività finanziarie come prestiti a breve termine, a medio e lungo termine. Lo rilevano Istat e Banca d’Italia aggiungendo che la ricchezza delle famiglie delle famiglie è oltre otto volte il loro reddito disponibile. Le attività reali delle famiglie, pari a 6.295 miliardi, rappresentavano il 59% della ricchezza lorda (totale delle attività) e le attività finanziarie (4.374 miliardi) il restante 41%, a fronte di 926 miliardi di passività finanziarie. Alla fine del 2017 le abitazioni costituivano circa la metà della ricchezza lorda delle famiglie. Dal lato finanziario, il risparmio gestito (quote di fondi comuni, riserve tecniche assicurative e fondi pensione) è stato pari al 14% della ricchezza lorda, seguito dai depositi (13%) e dalle azioni e partecipazioni (10%). Tra il 2005 e il 2011 il peso delle abitazioni sul totale delle attività è salito dal 47% al 54% per poi ridursi negli anni successivi sino al 49% nel 2017. La tendenza alla discesa dei prezzi sul mercato immobiliare residenziale, in atto dal 2012, ha determinato una riduzione del valore medio delle abitazioni e la conseguente contrazione del valore della ricchezza abitativa.
La ricchezza netta delle famiglie italiane è stata pari a 8,4 volte il reddito disponibile, al lordo degli ammortamenti. Secondo i dati dell’Ocse questo rapporto è più alto di quello relativo alle famiglie francesi, inglesi e canadesi (intorno a 8), anche se nel periodo il divario si è notevolmente ridotto. Negli ultimi anni l’indicatore è gradualmente sceso dal picco raggiunto nel 2013, con un andamento opposto a quello osservato per gli altri paesi. Il livello elevato di quest’indicatore nel confronto internazionale è amplificato dal ristagno ventennale dei redditi delle famiglie italiane. Se misurata in rapporto alla popolazione, in Italia la ricchezza netta familiare è risultata superiore agli altri paesi nel 2008 e nel 2009; negli anni successivi essa si è mantenuta su valori stabili, mentre negli altri paesi è aumentata. Alla fine del 2017 il valore della ricchezza pro capite delle famiglie italiane si è collocato leggermente al di sopra di quello delle famiglie tedesche. La quota complessiva delle attività non finanziarie sul totale della ricchezza lorda di conseguenza è salita dal 57% al 65% dal 2005 al 2011 ed è scesa negli anni seguenti, anche per effetto dell’aumento del valore delle attività finanziarie. All’interno del portafoglio finanziario si è registrato un aumento del peso sulle attività dei depositi (dal 10% al 13%) mentre si è ridotto il peso di azioni e altre partecipazioni (dal 12% al 10%) e, in misura maggiore, dei titoli (dall’8% al 3%). Nel 2017 la ricchezza netta valutata ai valori correnti è aumentata di 98 miliardi (+1%), dopo aver registrato riduzioni nel triennio precedente. L’incremento riflette l’aumento delle attività finanziarie pari a 156 miliardi (+3,7%), che ha ampiamente compensato la riduzione di 45 miliardi (-0,7%) delle attività reali, in diminuzione dal 2012, e l’aumento delle passività finanziarie di 13 miliardi (+1,4%).
La variazione delle attività finanziarie ha beneficiato prevalentemente dei guadagni in conto capitale, derivanti dalla dinamica positiva dei prezzi delle attività, specialmente degli strumenti azionari. Nel 2017 il contributo alla crescita delle attività finanziarie dei guadagni in conto capitale è stato pari al 2,6% mentre l’acquisizione di nuove attività finanziarie ha concorso per lo 1,1%. Negli ultimi anni la prevalenza dei guadagni in conto capitale rispetto ai flussi di risparmio finanziario si osserva anche in altri paesi avanzati. La diminuzione del valore dello stock di attività non finanziarie di proprietà del settore (-0,7%) va imputata essenzialmente al calo registrato alla fine dell’anno dal valore delle abitazioni (-0,6%) e degli immobili non residenziali (-1,9%), riconducibile alla discesa dei prezzi sul mercato immobiliare. Il totale delle passività delle famiglie è stato pari a 926 miliardi di euro, un ammontare inferiore, in rapporto al reddito, rispetto agli altri paesi. Le attività finanziarie hanno raggiunto 4.374 miliardi di euro, in crescita rispetto all’anno precedente; la loro incidenza sulla ricchezza netta è risultata tuttavia inferiore a quella registrata in altre economie. (riproduzione riservata)
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