Dal testo rimangono escluse le modifiche ai piani di risparmio
Il provvedimento attuativo preparato da Mef e Mise è al vaglio della Corte dei Conti. Le norme per sboccare i nuovi veicoli dovrebbero arrivare entro 10 giorni
di Andrea Pira
Niente Pir nel decreto crescita. La versione bollinata del provvedimento, prima della firma del presidente della Repubblica e l’approdo in Gazzetta Ufficiale, non contiene la norma prevista nella bozza entrata in Consiglio dei ministri lo scorso 2 aprile e approvata salvo intese, che rimodulava in modo graduale le quote da investire in pmi e venture capital obbligatorie per accedere alle agevolazioni fiscali legate ai piani individuali di risparmio, introdotti per la prima volta nel 2016. La formulazione prevedeva una serie di gradini per arrivare alla soglia. Si partiva da un iniziale 0,71% nel 2019, calcolato sulla percentuale del 70% del Pir da investire in titoli, azionari e obbligazionari, emessi da imprese italiane o europee con stabile organizzazione nel nostro Paese, per salire al 2,14% nel 2020 e al 5% nel 2021.
La misura, come ricostruito da MF-Milano Finanza, era stata però al centro di un confronto tra ministero dell’Economia da una parte e Lega e Movimento Cinque Stelle dall’altra, con i due partner della maggioranza contrari a procedere a gradini e convinti della necessità di partire da subito con la soglia massima. Il tentativo di inserire correttivi alla normativa approvata con la manovra aveva a sua volta bloccato il decreto attuativo preparato dal Mef e dal ministero dello Sviluppo economico, che sarebbe dovuto arrivare entro ieri. Serviranno ancora alcuni giorni per il provvedimento atteso dal settore per sbloccare i Pir2, fermi al palo da inizio anno. Secondo quanto si apprende, il testo è al vaglio della Corte dei Conti ma dovrebbe essere licenziato entro una decina di giorni.
Nel provvedimento l’obbligo previsto per i fondi comuni di nuova costituzione è quello di investire il 3,5% della raccolta in pmi (quotate e non) e il 3,5% nel venture capital. A conti fatti circa 70 delle società attualmente scambiate sul segmento Aim di Piazza Affari possono essere Pir2-compliant, ossia investibili. Nel crescita trovano invece spazio le Società di investimento semplice, o Sis, per investire in start-up non quotate, cosi come i criteri per accedere al Fondo di ristoro per i risparmiatori, con un doppio binario e l’accesso automatico agli indennizzi per chi ha un reddito entro 35 mila euro e patrimonio mobiliare entro 100 mila, che può salire a 200 mila euro con l’ok Ue. (riproduzione riservata)
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