A marzo raccolta negativa per 597 milioni di euro dopo i -571 milioni di febbraio
A soffrire di più il comparto azionario, mentre recupera l’obbligazionario. Nuovo record invece per il patrimonio gestito, salito a 2.144 miliardi grazie al rialzo dei mercati. I dati di Assogestioni
di Paola Valentini
Resta in rosso la raccolta dell’industria italiana del risparmio gestito, appesantita soprattutto dalla debolezza del comparto fondi. La chiave di lettura è il rischio, che oggi spaventa di più, come dimostra il costante allontanamento dei risparmiatori dai fondi azionari in favore di quelli obbligazionari. Svettano le masse gestite che, grazie alla tonicità dei mercati, toccano nuovi record. È quanto emerge dalla mappa mensile di Assogestioni. In particolare a marzo la raccolta è risultata negativa per 597 milioni, in peggioramento dopo il -571 milioni registrato a febbraio.
Il fenomeno è curioso perché, nonostante il poderoso rally dei mercati di questi mesi, i gestori non riescono a intercettare i flussi del risparmio retail. Eppure lo stesso rally di azioni e bond, sempre a marzo ha invece fatto lievitare il patrimonio gestito totale fino a segnare un nuovo massimo storico a 2.144 miliardi di euro rispetto ai 2,123 miliardi di fine febbraio.
Evidentemente, dopo le forti perdite del 2018, i risparmiatori italiani fanno fatica a riavvicinarsi ai fondi: dai dati dell’associazione presieduta da Tommaso Corcos emerge che proprio questi strumenti sono i più colpiti dai riscatti.
I fondi aperti infatti a marzo hanno segnato un risultato negativo per 620 milioni, che fa seguito al pesante -1,66 miliardi di febbraio. In rosso comunque anche i fondi chiusi, che attestano la flessione a -88 milioni, dopo i 230 milioni di febbraio. Si confermano in positivo invece le gestioni di portafoglio con 111 milioni (+867 milioni a febbraio), grazie a quelle istituzionali (+760 milioni, dai +1,65 miliardi di febbraio), mentre le linee retail sono rimaste sotto la parità (-649 milioni dai -789 milioni di febbraio).
Nel trimestre in totale i fondi aperti hanno un bilancio di -1,68 miliardi, mentre le gestioni di portafoglio mostrano un maxi risultato di raccolta di 55,6 miliardi, ma soltanto per via dell’operazione straordinaria una tantum varata a gennaio dalle Poste che ha conferito alla sgr di gruppo, Bancoposta, un mandato del valore di oltre 53 miliardi per la gestione del patrimonio di Bancoposta.
Guardando alle singole specializzazioni dei fondi aperti, i prodotti meno amati del mese sono gli azionari (-1,26 miliardi dai -485 milioni di febbraio, pari a -1,72 miliardi nei primi tre mesi), e i flessibili (-735 milioni, dai -545 milioni di febbraio, pari a -2,73 miliardi da gennaio).
In positivo i fondi obbligazionari (+1,89 miliardi dai 287 milioni di febbraio, con 743 milioni nei tre mesi). Questa categoria è tornata in cima alle preferenze degli investitori in fondi dopo i forti deflussi del 2018. La svolta avvenuta a inizio anno da parte delle banche centrali Usa e Ue verso una politica monetaria accomodante ha fatto tornare l’interesse verso il comparto dei bond. Ha infatti del tutto fugato i timori di tassi in rialzo che avevano dominato lo scorso anno, tenendo per molti mesi i flussi lontani dalle obbligazioni.
Continuano a marciare in territorio positivo i fondi bilanciati (272 milioni dopo i 70 milioni di febbraio, pari a 530 milioni nel trimestre). Segno meno invece per i flessibili che sembrano aver perso l’appeal che una volta esercitavano sui risparmiatori: archiviano marzo a quota -735 milioni, dai -545 milioni di febbraio per un totale da inizio anno di -2,73 miliardi. Restano sempre in rosso i fondi hedge (-29 milioni, dai -40 milioni a febbraio con -137 milioni nei tre mesi) e i fondi monetari (-762 milioni, dopo i -955 milioni di febbraio) che però risultano comunque in attivo da inizio anno, +1,63 miliardi).
Per quanto riguarda i fondi aperti, il rosso di marzo è da imputare interamente ai fondi di diritto italiano, da cui sono fuoriusciti 629 milioni, mentre nei fondi esteri sono entrati 9 milioni. Nel trimestre il bilancio resta favorevole a questi ultimi (1,21 miliardi), mentre gli italiani hanno perso 2,9 miliardi.
Guardando alle singole società di gestione, in rosso big come Generali (-608 milioni) e Intesa Sanpaolo (-384 milioni di cui -1,097 miliardi riferiti a Eurizon, mentre risulta in positivo Fideuram con +712 milioni), seguite da Amundi (-341 milioni), Anima (-127 milioni), Allianz (-121 milioni) e Arca (-68 milioni). In attivo sono invece Poste (740 milioni), Ubs Asset Management (564 milioni), Pramerica (308 milioni), Mediolanum (163 milioni) e Azimut (134 milioni).
Tra le società estere presenti sul mercato tricolore senza disporre di una propria rete di distribuzione spicca il risultato di Jp Morgan Asset Management che con 401 milioni di raccolta si conferma primo per masse (42,3 miliardi). Bene anche Morgan Stanley (377 milioni). Chiudono invece in rosso Invesco (-178 milioni), M&G (-104 milioni) e Franklin Templeton (-195 milioni). (riproduzione riservata)
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